sabato 30 settembre 2006

Bowling a Columbine
















Titolo originale: Bowling for Columbine
Nazione: Canada/Usa
Anno: 2002
Genere: Documentario
Durata: 120'
Regia: Michael Moore
Cast: Michael Moore
Produzione: Alliance Atlantis Communications, Dog Eat Dog Films, Salter Street Films International, United Broadcasting Inc.
Distribuzione: Mikado
Uscita prevista: 04 Ottobre 2002 (cinema)

Trama: Michael Moore si era fatto conoscere anche in Europa con il lungometraggio Roger and Me (1989). Torna alla carica, dopo aver realizzato altri tre film, con un nuovo documentario in cui stigmatizza il liberismo assoluto in materia di porto d'armi negli Stati Uniti. Prendendo come punto di partenza la strage alla Columbine High School del 1999 il regista non si limita a scaricare tutte le colpe su Charlton Heston e sulla sua associazione che promuove l'autodifesa dei cittadini ma prova ad andare più a fondo. Ne nasce un ritratto in nero, ma anche satirico, della nazione più potente nel mondo che ha meritato il riconoscimento che gli è stato tributato a Cannes.

Maurizio Porro (Il Corriere della Sera)

La maggioranza silenziosa ma armata americana, che tiene la 44 Magnum sotto il cuscino e si riconosce nell'arteriosclerotico Ben Hur con dentiera Charlton Heston, è la protagonista di questo straordinario, ironico, disperato documento del grande "no global" Michael Moore, premiato a Cannes. Partendo dalla strage degli studenti di Columbine e dall'assassinio di una bimba, Bowling a Columbine traccia uno spietato identikit degli States, e le stragi collegate, che oggi, con la guerra in vista, è più attuale che mai. Tra cronaca e storia, virando necessariamente nel grottesco naturale, il regista "extra large" guarda negli occhi la lobby delle armi (ne girano 250 milioni), racconta delle banche che offrono in omaggio la carabina, dall'infuocato Michigan fa una puntata nel pacifico Canada, che ha finanziato il progetto, e mette sul banco degli imputati violenza e razzismo; e accusa i media di travolgere e stravolgere la realtà. Da vedere: i riferimenti sono ottimi e abbondanti, tutti sono giustizieri della notte. Da Il Corriere della Sera, 19 ottobre 2002

Alberto Crespi (L'Unità)

Sul valore squisitamente politico di Bowling a Columbine ci siamo ampiamente diffusi nei giorni scorsi, registrando anche il successo di pubblico che il film sta riscuotendo in America. Ma nel momento in cui esce anche in Italia, vale la pena di ritornare sull'opera in sé, magari partendo dall'autore, Michael Moore. Non si tratta di un semplice regista. Moore é, al tempo stesso: un documentarista che agisce nel sociale, un agitatore politico, un uomo di spettacolo, un grillo parlante - e si intenda quest'ultima definizione nel senso più nobile e positivo del termine Michael Moore è un uomo che andrebbe in mezzo alle gambe del diavolo per strappare un'intervista, una dichiarazione, un'immagine utile a dimostrare la sua tesi; in più é, appunto, un uomo (un artista) con una tesi da dimostrare, che non si nasconde dietro il falso mito dell'oggettività. Ai tempi di Roger Me, il primo film che lo rivelò in America e nel mondo, non voleva solo raccontare come la General Motors avesse rovinato numerose famiglie chiudendo una fabbrica in quel di Flint, Michigan. Voleva vendicarsi. Lui, a Flint, è nato e cresciuto: ha vissuto la monocultura di una fabbrica di automobili che in una piccola comunità è luogo di lavoro, fonte di riconoscibilità, collante sociale le e psicologico, padre e madre, sorella e fratello. Chiudendo, la GM aveva distrutto tutto ciò e Moore voleva fargliela pagare: il Roger del titolo era il direttore della fabbrica, e Moore andava a perseguitarlo dovunque pur di metterlo di fronte alle sue responsabilità. È la stessa cosa che Moore fa con Charlton Heston in Bowling a Columbine in qualità di portavoce e sponsor della Nra (la lobby dei fabbricanti d'armi), il vecchio divo non può rifugiarsi nei no-comment quando qualche americano - che ha potuto comprare un fucile a pompa al supermarket impazzisce e fa una strage. Bisogna stanarlo. Bisogna, appunto, fargliela pagare. Il cinema di Michael Moore è un cinema che la fa pagare sempre: a chi tocca, tocca. Lo fa rompendo le scatole in modo totalizzante e scientifico, esibendo statistiche e pezze d'appoggio, facendo parlare amici e avversari ma non facendosi alcuno scrupolo se è opportuno ascoltare i primi e sfottere i secondi. Per questo motivo è un cinema fazioso, partigiano, fragorosamente divertente e dolorosamente istruttivo. Bowling a Columbine è un documentario, ma vedendolo non ci si annoia nemmeno per 1o secondi. Partendo dal massacro avvenuto nella scuola di Columbine in Colorado (alcuni studenti armati fino ai denti massacrarono numerosi compagni), analizza l'ossessione americana per le armi da fuoco fornendo al proprio paese un lucido, terribile (e NON deformante) specchio nel quale rimirarsi. Il montaggio del film è raffinatissimo, il ritmo è incalzante, la presenza di Moore - quando entra in scena - è paragonabile a quella di un caterpillar. Bowling a Columbine è da vedere assolutamente. Uscirete sognando che un Michael Moore spunti anche in Italia (non paragonatelo né a Chiambretti né alle Iene, per cortesia qualche similitudine c'è ma questo è un cineasta serio, un essere pensante, non un clone televisivo) e giri un finn simile su Berlusconi. Probabilmente, forzando la legge Cirami, esprimerebbero su di lui un "legittimo sospetto", lo chiuderebbero in galera e butterebbero via la chiave.

Ed ora tocca a me: Peccato averlo scoperto tardi questo "regista", ed aver visto solo gli ultimi suoi 2 lavori, che di primo acchitto, lì per lì seduto sul tuo divano possono annoiarti ma dopo ti prendono portandoti davanti all'evidenza e cruda realtà. Già in Fahrenheit 9/11 m'aveva a dir poco stupito, poi ho avuto le mie conferme con Bowling a Columbine, ed ora vado alla ricerca disperata dei suoi 2 primi "film", Roger and me (1989), e Operazione Canadian Bacon (1995).Comunque fortemente triste vedere una città americana dove tutti avevano delle armi in casa e come riuscissero tranquillamente a giustificarsi.Boh.Stranezze americane.

Alla prossima... ;)

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Arezzo - Bari 0-1




Qualcuno dice 'si vince anche così'. L'autorete di Terra su tiro di Santoruvo al 43' del primo tempo potrebbe far pensare ad un Bari fortunato quanto opportunista. Invece, dietro questa vittoria, costruita con molta intelligenza e determinazione, c'è una gara condotta a buon ritmo con numerosi capovolgimenti di fronte. Una gara in cui il Bari non ha rubato niente, anzi, confermato la sua crescita e arginato la manovra offensiva dei padroni di casa. Ogni giocatore ha svolto al meglio il suo compito iniziando dall'estremo difensore Gillet che, 4 minuti prima del gol vittoria, ha neutralizzato un calcio di rigore al brasiliano Bondi.
Dopo quattro pareggi, l'Arezzo dunque conosce la prima sconfitta sbagliando il terzo penalty consecutivo. Il Bari, in attesa del completamento del turno, sale al quarto posto con 8 punti. Maran compatta la squadra che concede poco allo spettacolo ma concretizza le discese offensive. L'Arezzo parte bene e dopo pochi secondi Bondi dal fondo mette al centro un pallone invitante che nessun giocatore amaranto riesce a ribadire a rete. Partita veloce nei primi minuti con il Bari che controbatte colpo su colpo, come al 10° quando Santoruvo non vede Scaglia, libero sulla destra tira dai 25 metri senza centrare il bersaglio. Al 37° l'episodio del rigore. Lancio lungo per Floro Flores che brucia sul tempo il suo avversario che lo spinge in area sulla contemporanea uscita di Gillet. Per l'arbitro Lena non ci sono dubbi. Questa volta, dopo Vigna e Floro Flores, va sul dischetto Bondi. Parato.Al 43° i toscani l'azione del gol. Un pallone giocato sulla destra del fronte offensivo del Bari viene rimesso al centro dove intervengono Bressan, Santoruvo e Terra. L'ultimo tocco è proprio di quest'ultimo.Fino alla fine, Carrus coordina benissimo la manovra barese ed ha anche la palla del raddoppio. Per il resto una gara confusionaria dei toscani con un Bari che controlla bene per pungere poi in contropiede o in ficcanti ripartenze. Bravo Bressan in un paio di circostanze a salvare la sua porta dal secondo gol, come al 61° quando il portierone amaranto esce alla disperata su un giocatore barese liberato da una spizzicata di testa di Santoruvo.


E' vero che La Bari vince anche se non convince ma questi punti servono come il pane, quindi non importa!!!Avanti così!

Alla prossima... ;)

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giovedì 28 settembre 2006

"Dalla parte del Capa" Parte II






Bene bene anche questa è andata, si ringrazia la gentile "clientela" :D
P.s. Quasi me ne dimenticavo ieri sera alle ore 23.23 è stato fondato il MaP-TaB
ovvero il Movimento anti-Pizzica e Taranta a Bari, i principi ispiratori del movimento si devono
ai 4 scoppiati presenti nella foto. :D
Alla prossima... ;)

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"Dalla parte del Capa" Parte I

Si Ringraziano le new entries per la presenza, vedi più giù Nik , Danilo Rawhide e Mat :)














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mercoledì 27 settembre 2006

11:11 La paura ha un nuovo numero















Titolo originale: 11:11
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 95'
Regia: Michael Bafaro
Cast: Laura Mennell, Paul Dzenkiw, Christie Will, Kristina Copeland
Distribuzione: Moviemax
Data di uscita: 02 Giugno 2006 (cinema)

Trama: 1992. L'11 Gennaio una bambina di sette anni uccide gli assassini dei suoi genitori. Dopo tanti anni il fantasma della madre continua ad accompagnarla durante il corso della sua vita ed il numero 11:11, scritto dagli assassini col sangue dopo l'omicidio, rimane ancora un mistero. Nel frattempo, altri tre omicidi sembrano avere un collegamento con quello dei genitori avvenuto anni prima, e la paura si rifà viva...

Ed ora tocca me: Non ho trovato neanche una critica su questo film, mi sa che l'hanno snobbato :D comunque non è stato maluccio, non che sia tutto questo film, però molto brava e carina l'attrice Laura Mennell. Chissà se questi numeri hanno riferimenti per i patriottici americani...

Alla prossima... ;)

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martedì 26 settembre 2006

Head of state


















Titolo originale: Head of state
Nazione: Usa
Anno: 2003
Genere: Commedia
Durata: 95'
Regia: Chris Rock
Cast: Chris Rock, Bernie Mac, Dylan Baker, Nick Searcy, Lynn Whitfield, Robin Givens, James Rebhorn, Tamala Jones
Produzione: Ali LeRoi, Chris Rock, Michael Rotenberg


Trama: Nel mercato dei saldi di fine stagione capita anche la fortuna di assistere all’esordio nella regia di Chris Rock, simpatica controfigura giovane di Eddie Murphy. Un esordio del quale, è bene dirlo subito, nessuno avrebbe sentito la mancanza, tanto più che la messa alla berlina della classe politica statunitense, che è il fulcro del film, di fatto è stata ampiamente superata dalla realtà di questi ultimi anni. Il simpatico Rock interpreta anche il ruolo di protagonista, Mays Gilliam, un piccolo delegato di quartiere che per caso o per azzardo viene nominato nientepopodimeno che candidato alle elezioni per il posto di presidente degli Stati Uniti. Di fronte al linguaggio stantio e ripetitivo del politichese, quello spontaneo e vicino alla gente del carneade Mays fa breccia nel cuore degli elettori, e nonostante le astuzie dei suoi avversari e di alcuni colleghi di partito invidiosi, riesce nell’impresa di diventare il primo presidente nero degli States. Ci si aspetta che sia solo un sogno e invece è tutto vero, e Mays si gode a ritmo di rap il suo successo. La satira del mondo politico non graffia, infarcita di battute scontate e di una morale populistica, e in fondo è un’impresa ardua prendersi gioco di una realtà purtroppo ben più farsesca.


Ed ora tocca a me: Sicuramente sembrerà un film scontato come finale, però Chris Rock lo fà diventare molto divertente e piacevole. Bravo bravo.

Alla prossima... ;)

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Pulse

















Titolo originale: Pulse
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Horror, Thriller
Durata: 90'
Regia: Jim Sonzero
Sito ufficiale: www.pulsethemovie.net
Sito italiano: www.eaglepictures.it/Extra/...
Cast: Kristen Bell, Tate Hanyok, Ian Somerhalder, Christina Milian, Rick Gonzalez, Riki Lindhome, Jonathan Tucker
Produzione: The Weinstein Company, Distant Horizons, Neo Art & Logic
Distribuzione:Eagle Pictures
Data di uscita:08 Settembre 2006 (cinema)


Trama: Dopo il suicidio del suo amico Josh, la giovane studentessa Mattie è decisa a capirne le cause. Insieme ad alcuni altri studenti scopre che Josh aveva inconsapevolmente piratato una strana frequenza senza fili aprendo così un "portale" ad un'entità malvagia, che si propaga come un virus telematico a grandissima velocità e con effetti mortali su chiunque ne venga toccato. L'unica cosa che sembra tenere lontano questo intangibile ed impalpabile male è del nastro adesivo rosso. Presto nel campus s'incominciano a vedere sempre più porte e finestre bloccate dal nastro rosso e per Mattie e i suoi amici incomincia una corsa contro il tempo per trovare un modo di porre fine alla letale minaccia soprannaturale...


Maurizio Porro (Il Corriere della Sera)
È il remake di Kairo, horror giapponese uscito d' estate, seguendo la scia del successo di The ring e The grudge, new wave dell' incubo asiatico. È la tecnologia che uccide: dopo il telefonino e la cassetta killer, ora è il computer a seminar panico paranormale. Alcuni ragazzi navigando incontrano un sito sospetto, col portale lasciapassare per la solita entità demoniaca che porta morte sicura. Nel modesto film del quasi deb Jim Sonzero ci sono Kristen Bell, ragazza da musical, e Ian Somerhlder (del cast di Lost), coppia in fuga oltre alle solite studentesse che non studiano e perfino un diavolo in lavatrice. Molti morti per frequenze sconosciute dell' etere: alla fine lasciamo i nostri eroi in fuga senza benzina e qualche grigio ectoplasma al seguito, ma non desideriamo saperne di più. Pur girato in stretta economia, anche espressiva, qualche brivido è offerto in saldo.

Alessandra Levantesi (La Stampa)
In principio c'era Kairo, horror giapponese di Koyishi Kurosawa (nessuna parentela con il grande Akira): un regista considerato di culto dagli amanti del genere, tanto che il suo ultimo film Sakebi è stato presentato fuori concorso a Venezia 63. Nel 2001 i fratelli Weinstein della Miramax acquistano i diritti di Kairo al festival di Cannes con il progetto, previa uscita di nicchia, di rifarlo a misura del pubblico americano. L'operazione va per le lunghe, quattro anni per mettere a punto la sceneggiatura affidata a Ray Wright con la supervisione del maestro del brivido Wes Craven, ma il risultato non è soddisfacente. Il film, almeno in Usa, è volato basso al botteghino senza riuscire minimamente a uguagliare il successo di The Ring, anch'esso adattamento di una pellicola nipponica di paura, alla quale in un certo modo assomiglia nell'assunto di partenza. Salvo che qui ad apportare la morte non è una videocassetta, ma un virus in rete che ha creato un portale con il mondo dei non viventi e va diffondendosi con rapidità in un campus universitario. In pratica da computer, cellulari e schermi tv fuoriescono esseri fantasmatici che seminano strage appropriandosi dell'energia vitale delle vittime e lasciandole in uno tale stato di disperazione da indurle a togliersi la vita, oppure a tramutarsi spontaneamente in cenere. Ce la faranno la giovane studentessa Kristen Bell e i suoi amici a fermare queste misteriose presenze prima che distruggano l'intera umanità?Chi ha visto l'originale parla di un'atmosfera di terrore assicurata non dagli effettacci, ma della cornice scenografica di una Tokyo desolata, città fantasma abitata da anime in pena pronte a dissolversi nel nulla e chiara metafora del male di vivere in una società imbastita di tante solitudini interconnesse via e-mail. Nella nuova versione diretta da Jim Sonzero, l'horror apocalittico e astratto viene banalizzato da spiegazioni semplicistiche, gli attori sono quello che sono e la suspense è poca, tuttavia restano valide l'idea e qualche suggestione visiva.

Ed ora tocca a me: D'essermi piaciuto in quanto horror si, ma troppo fantascientifico come film, suspence se ne crea e il buio costante porta ad una costante tensione. Il finale troppo semplicistico e anticipato.

Alla prossima... ;)

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lunedì 25 settembre 2006

Il custode


















Titolo: Mortuary (Il custode)
Nazione: U.S.A.
Anno: 2005
Genere: Horror
Durata: 94'
Regia: Tobe Hooper
Sito ufficiale: www.mortuarythemovie.com
Sito italiano: www.eaglepictures.it/Extra/...
Cast: Dan Byrd, Stephanie Patton, Tarah Paige, Price Carson, Greg Travis, Alexandra Adi
Produzione: Echo Bridge Entertainment LLC
Distribuzione: Eagle Pictures


Trama: La famiglia Doyle (madre e due figli) si trasferisce in una zona rurale della California per ricominciare daccapo ed impiantare una nuova attività. La Società di pompe funebri dei Fratelli Fowler ora appartiene a loro. Gli abitanti del luogo ne hanno sempre avuto timore e le dicerie sulla famiglia Fowler cessano alla loro morte. I Doyle scopriranno presto che qualcosa si nasconde vicino la loro casa. Accadranno molti episodi sinistri e si rendono conto che i passati residenti, vivi o morti, non hanno nessuna intenzione di lasciarli soli.

Claudio Carabba (Corriere della Sera)
Il papà già morto, la mamma per mestiere restaura cadaveri, la nuova casa è in mezzo a un cimitero: per i due fratellini innocenti verranno ore disperate. Hooper, il dolce maestro di Non aprite quella porta (‘74), costruisce l’atmosfera con due pennellate, e poi gioca mescolando gli zombi e i fluidi mortali da blob continuo. L’ispirazione non è più quella di un tempo, ma la classe (il sangue) non è acqua. Siamo nei cinema di serie B, sfacciatamente; e proprio questo è il bello. L’estate 2006 si annuncia piena di bimbe perdute all’inferno e di foschi sguardi dall’aldilà. Un’occasione educativa da non perdere per quelli come me che amano le pazze notti da drive-in narrate da Joe Lansdale e i suoi discepoli.

Alex Stellino (Ciak)
Alla morte del marito, Leslie Doyle (Denise Crosby, qualcuno la ricorda ancora bene come Ufficiale Tasha Var in Star Trek: The Next Generation) si trasferisce in una zona rurale della California con il figlio adolescente Jonathan e la piccola Jamie e rileva una società di pompe funebri, con annesso cimitero. Scopriranno che le dicerie locali sui vecchi proprietari sono orrendamente vere. Gli sceneggiatori Jace Anderson e Adam Gierasch (gli stessi del precedente film di Hooper, The Toolbox Murders, rimasto inedito in Italia) approntano uno script dai toni lovecraftiani dei miti di Cthulhu, a base di cripte sotterranee, muffe tentacolari e creature melmatiche che esigono vittime sacrificali dalle cieche profondità di un pozzo. Hooper, benché lontano dai fasti di Non aprite quella porta e Il motel vicino alla palude, gira con maestria e confeziona un horror godibile e capace di procurare qualche sano spavento.

Ed ora tocca a me: La cosa che posso dire, a parte il film "leggermente" papponaro, è che di sicuro d'ora in poi nella mia cucina non mancherà il sale di qualsiasi tipo...

Alla prossima... ;)

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domenica 24 settembre 2006

Rossi: "Questo podio vale oro"

Vale felice del secondo posto: "Ho preso 9 punti ad Hayden, Loris imprendibile". Capirossi: "Grandi Ducati e Bridgstone, titolo lontano ma non impossibile". Melandri: "Ho dovuto accontentarmi"

MOTEGI (Giappone), 24 settembre 2006 - Per Loris Capirossi un giorno da record, per Valentino Rossi un giorno da spietato cacciatore. Il primo ha migliorato il suo primato di vittorie stagionali nella classe regina, ora l'ha portato a tre. Il secondo ha la preda Nicky Hayden nel mirino: il sorpasso e l'ottavo Mondiale della carriera non sono più un miraggio. Con loro sul podio di Motegi Marco Melandri: grazie a lui la Honda può festeggiare in casa l'ennesimo titolo costruttori malgrado una giornata non proprio memorabile dal punto di vista tecnico.
Onore a tutti e tre, dunque, a cominciare da Capirossi e dalla Ducati che la gara l'hanno dominata. Il campione di Borgo Rivola, con la solita umiltà, ringrazia proprio il team: "Sono stati davvero bravi - ha detto il pilota Ducati a caldo - mi hanno preparato perfettamente la moto. E anche Bridgestone ha fatto delle ottime cose per questa gara, fornendomi una gomma nuova che andava davvero bene. Quando mi hanno avvisato che Valentino (Rossi; n.d.r.) stava arrivando ho ricominciato a girare veloce e sono andato via di nuovo. Credo proprio che fosse impossibile andare più forte di così. Il titolo? È lontano ma non impossibile e noi tireremo i remi in barca solo quando e se sarà il momento".
Anche Rossi comunque sorride. Il secondo posto abbinato al quinto di Hayden gli dà ancora molte possibilità di vincere ancora il Mondiale: "Sapevo che era una gara importantissima - racconta al termine Rossi, autore del giro più veloce - ce l'ho messa tutta. All'inizio facevo un po' di fatica. Capirossi e Melandri spingevano forte, però sono riuscito a restare con loro. Poi la moto un po' alla volta si è alleggerita e ho cominciato a guidare come mi piace, costantissimo, nelle prove ero mezzo secondo più lento. Ho recuperato altri 9 punti e da -21 vado a -12. Loris era imprendibile, ma questo secondo posto vale oro a due gare dalla fine della stagione".
Melandri invece forse si aspettava qualcosa di più, ma alla fine si è dovuto accontentare: "Sono partito bene - ha detto Marco - ho fatto vedere a Loris che ero lì, poi la mia gomma posteriore ha cominciato a faticare e dovevo entrare in curva forte, mi sono accorto che stavo cominciando a esagerare. Ho provato ad andare a riprenderlo, ma ha cominciato a chiudermi anche l'anteriore. Allora ho pensato, va bene terzo. Piuttosto che andare a fare dei danni". Prossima gara a Estoril (Por) il 15 ottobre.


Meno 12 e meno 2 gare. In attesa...

Alla prossima... ;)

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sabato 23 settembre 2006

Bari - Vicenza 0-0













BARI (4-2-3-1): Gillet 6.5; Milani 6, Gervasoni 6, Pianu 6, Micolucci 6; Bellavista 6, Gazzi 6 (36’ st Raicic sv); Tabbiani 6, Di Vicino 5.5 (1’ st Scaglia 6.5), Ganci 5; Santoruvo 5 (23’ st Vantaggiato 5) In panchina: Aldegani, Fusani, Mora, La Vista. Allenatore: Maran 5.5

VICENZA (4-2-3-1): Zancopè 6; Martinelli 6.5, Scardina 6.5, Fissore 6.5, Padoin 6; Helguera 6, Rigoni 6; Raimondi 6, Zanini 6 (30’ st Crovari sv), Sgrigna 6.5; Cavalli 5.5 (43’ st Vailatti sv) In panchina: Sterchele, Pesoli, Paonessa, Trevisan, Viskovic. Allenatore: Camolese 6


La prima parte della gara (chiamatela mediocre o noiosa, se si vuole sintetizzare tutto in una parola) si chiude senza sussulti. I componenti per una macchina dalle buone prestazioni ci sono (in campo o in panchina). Manca l’albero motore, che crei lavoro utilizzabile. Nella ripresa, Scaglia rileva Di Vicino (un po’ in ombra). Ganci affianca Santoruvo. Il nuovo entrato e Tabbiani sono più alti, ma pronti indietreggiare (hanno le caratteristiche per cambiare in corsa il modulo: dal 4-2-3-1 si può passare al 4-4-1-1 con tutte le possibili varianti intermedie, anche il 4-2-2-2). Con questa mossa possono essere gestiti anche gli inserimenti di Micolucci e di Milani (senza esagerazioni però). Di sicuro, il Bari comincia a guadagnare sempre più chiaramente la gestione dell’incontro. Ci sono avvisaglie: al 49’ Scaglia prova da lontano, al 54’ i biancorossi chiedono un rigore per fallo di mano (che sembra essere di Santoruvo), al 55’ Santoruvo colpisce di testa ma aiutandosi con una spinta, al 57’ la punizione di Ganci è parata da Zancopè con Gervasoni che anticipa il meglio piazzato Tabbiani. La pressione si intensifica. Aumentano però anche gli spazi per il Vicenza, che al 60’ ha l’opportunità più ghiotta con Sgrigna, servito da Rigoni. La punta prova a giro con il destro, ma è bravo Gillet a distendersi e deviare. Il timore di essere infilati non ferma subito il Bari, che batte a rete per due volte consecutive (Ganci e Bellavista al 61’). Ma la dimostrazione che anche in fase difensiva servirà lavorare ancora arriva al 63’, quando un “buco” clamoroso del Bari consente a Cavalli di partire tutto solo da centrocampo. Gillet è strepitoso nel chiudere sul tiro lo specchio della porta. Piace, però, l’insistenza dei biancorossi, che provano in tutti i modi a servire Santoruvo (lo fa Scaglia al 64’, poi Tabbiani al 68’). Nulla da fare, tanto che Maran decide di sostituirlo con Vantaggiato (che prova subito su punizione al 70’), contando magari nella cabala: la punta ha segnato l’unica rete al San Nicola della carriera proprio contro i veneti. Vantaggiato ama essere libero di muoversi, di indietreggiare, di ricevere palla partendo dagli esterni, spostandosi lungo tutta la linea d’attacco. Cosicché Ganci si occupa… di occupare la zona sguarnita. Scambiarsi le posizioni potrebbe essere un’arma in più. Ma per ora non è una scelta, ma una conseguenza del fatto che Vantaggiato si sentirebbe ingabbiato se fosse utilizzato diversamente. Invece, ha tutte le caratteristiche (sotto alcuni aspetti qualcosa in più: è più rapido e più agile) di una vecchia conoscenza, Jonatha Spinesi, capace di svariare, ma con la bussola indirizzata verso gli ultimi sedici metri. La giovane età fa sperare in una evoluzione, la stessa che si attende dal Bari, che nell’ultimo quarto d’ora torna alle cadenze del primo tempo. Anche il Vicenza si adegua (può vantare le migliori opportunità dell’incontro, ma preferisce muovere finalmente la classifica piuttosto che andare alla ricerca del colpaccio), per cui il pareggio resta tale fino al termine.

Rimandata ahimè la prima vittoria in casa, ora ci attende una dura trasferta ad Arezzo.

Alla prossima... ;)

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mercoledì 20 settembre 2006

Slevin - Patto criminale
















Titolo originale: Lucky number Slevin
Nazione: U.S.A.
Anno: 2006
Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 110'
Regia: Paul McGuigan
Cast:Josh Hartnett, Ben Kingsley, Morgan Freeman, Bruce Willis, Lucy Liu, Rick Bramucci, Victoria Fodor
Produzione: FilmEngine, Ascendant Pictures, Capitol Films
Distribuzione:Moviemax
Data di uscita:25 Agosto 2006 (cinema)

Trama: Cosa succede quando un ragazzo sfortunato lascia il suo paese per una grande città e proprio appena arrivato si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato?Succede che, scambiato per un'altra persona entra in contatto con le più spietate bande di gangster della città, e viene assoldato da entrambi i loro capi, per dei "lavoretti" poco puliti.Ovviamente il rifiuto è impossibile: pena la vita. Slevin (Josh Hartnett), il nostro protagonista, però la prende con filosofia, nonostante un detective e un killer professionista si mettano alle sue calcagna, trova consolazione tra le braccia della bella e intraprendente vicina di casa (Lucy Liu) e trova il modo per affrontare la situazione.

Tullio Kezich (Il Corriere della Sera)
C' era una volta un critico (dirò il peccato, non il peccatore) che quando gli capitava di recensire un «giallo» esordiva più o meno così: «L' assassino è il maggiordomo». Inutile dire che l' avrei strangolato, anche a nome dei lettori, perché ad anticipare la rivelazione finale si rischia di rovinare il divertimento. Su questo terreno gli americani sono più cauti, tant' è vero che a certi interventi su Internet fanno precedere la dizione «spoilers». Il che significa: attenzione, poiché questo scritto contiene anticipazioni sulla trama se preferite scoprirla da soli leggetelo dopo aver visto il film. Ammetto tuttavia che è difficile in taluni casi parlare di una pellicola senza svelarne il contenuto: vedi l' intrigo di Slevin - Patto criminale, sceneggiato da Jason Smilevic e diretto da Paul McGuigan, due virtuosi nell' arte di cambiare le carte in tavola. Preciserò soltanto che lungi dall' essere (come sembra) la dolorosa storia di un innocente risucchiato per sbaglio dentro una trama criminale, si rivela un film della vendetta. E spero, in questo modo, di non aver detto troppo. Si parte con tre omicidi che diventano subito quattro. Simmetricamente vengono uccisi un nero, un bianco, un altro nero e (davvero a sorpresa) un secondo bianco al quale il finto paralitico Mr. Goodkat (Bruce Willis), dopo averlo subissato di chiacchiere nel vuoto della sala d' attesa di un aeroporto, pratica il «Kansas City Shuffle». Una mossa consistente nel mettersi alle spalle di uno seduto, afferrargli la testa con le due mani e imprimergli una brusca e letale sterzata. Come tutto ciò c' entri con la disavventura di Slevin (Josh Hartnett), che dopo aver scoperto la compagna a letto con un altro ha lasciato Los Angeles, lo sapremo più avanti. A New York, preso possesso dell' appartamento di un amico assente, Slevin ha appena il tempo di incrociare la cinesina Lindsey (Lucy Liu), una graziosa vicina che lavora all' obitorio, quando si presentano all' uscio due tipacci di colore. Senza complimenti, lo prelevano mezzo nudo da sotto la doccia e lo trascinano ai piedi dell' onnipotente Boss (Morgan Freeman). Convinto di aver a che fare con il proprietario della casa in prestito, il padrino ingiunge al sequestrato, se vuol uscirne vivo, di uccidere il figlio del suo rivale della mafia ebraica, Schlomo (Ben Kingsley). Sarà la contropartita all' uccisione del figlio del Boss, uno dei neri immolati nel prologo. Particolare curioso, che ricorda Il giorno della civetta di Damiani, dal romanzo di Sciascia dove l' ufficiale dei carabinieri e il capomafia erano dirimpettai nella piazza di un paese siciliano: anche il capoccia nero sta in una penthouse di Manhattan di fronte a quella dove si annida il rabbi, di cui Slevin fa la conoscenza tramite binocolo. Molto presto però il protagonista avrà occasione di vedere da vicino il gangster poiché appena rientrato a cassa viene prelevato da altri due sicari, stavolta bianchi, e accompagnato nell' ufficio di Schlomo. Il quale gli avanza una richiesta analoga a quella del suo mortale avversario. Si aggiunga che fra i grattacieli alligna il poco affidabile poliziotto Brikowski (Stanley Tucci), angelo custode dei malavitosi, e tutti i pezzi del complicato gioco sono ormai sulla scacchiera. Sofisticato e scioccante, Slevin saltabecca in mezzo ai cadaveri verso una rivelazione che, come accade, è un colpo proibito in puro stile «Kansas City». Ma gli attori sono all' altezza della loro fama, l' ambientazione è gustosa e la fotografia di Peter Sova si fa devotamente ancella del mistero. Insomma, chi ama il genere non sporgerà reclami.

Alessandra Levantesi (La Stampa)
Di questo doppio titolo non comporta misteri la prima parte perché Slevin è il nome del protagonista, ma per capire in che cosa consiste il Patto criminale bisogna arrivare quasi alla fine del film scritto da Jason Smilevic e diretto da Paul McGuigan. Quattro ammazzamenti l'uno in fila all'altro formano lo sconcertante prologo, terminando con Mr. Goodkat (Bruce Willis) che nella solitudine di una sala d'attesa dell'aeroporto si alza dalla sedia a ruote per tirare il collo a un malcapitato. Equamente divisi fra bianchi e neri, le vittime degli omicidi anticipano l'infernale contesto in cui si impiglia appunto Slevin (Josh Hartnett), ospite a New York nell'appartamento di un amico che non c'è. Scambiandolo per il padrone di casa, due tipacci di colore lo prelevano e lo portano dal loro Boss (Morgan Freeman), il quale avanza una strana richiesta: se vuol avere salva la vita, Slevin deve impegnarsi a uccidere il capo della mafia rivale, Schlomo (Ben Kingsley) che gli viene mostrato col binocolo da un grattacielo all'altro. Slevin si è appena sottratto dalle grinfie dei neri che altri due sgherri, stavolta bianchi, lo acchiappano e lo portano da Schlomo, il quale pretende dal malcapitato analoghi servizi. Nell'intrigo entra anche la cinese Lindsey (Lucy Liu), una vicina di casa di Slevin impiegata all'obitorio; e intanto scopriamo che l'enigmatico Mr Goodkat è consigliere di entrambi i gangster nemici e che sulle tracce di tutti c'è un poliziotto dall'aria losca, Brikowski (Stanley Tucci). Sembra difficile trovare una connessione fra personaggi così bizzarri e violenze d'ogni genere e sorge il dubbio che nulla sia come appare: ma gli autori hanno fornito una chiave fin dall'inizio, quando Mr Goodkat racconta alla sua imminente (e inconsapevole) vittima lo sterminio di una famigliola avvenuto molti anni prima in conseguenza a una corsa ippica a sfondo truffaldino. E' chiaro che siamo di fronte a una storia di malavita gestita come un rompicapo a chiave, ma con un certo stile e sfruttando al meglio un cast di prim'ordine.


Ed ora tocca a me: Il film m'è piaciuto, non è il solito thriller scontato, bensì il finale sconvolge un possibile sviluppo della trama, bravo lo sfigato Josh Hartnett (che non sono riuscito a vedere un secondo senza il naso rotto), bravissimo Bruce Willis (giusto un nomignolo così),e poi secondo me a seguire gli altri attori.

Alla prossima... ;)

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martedì 19 settembre 2006

Pescara-Bari 0-1


Alla vigilia non ci si aspettava di certo una gara eccezionale dal punto di vista tecnico, viste le esigenze di classifica delle due formazioni: ma lo spettacolo offerto da Pescara e Bari stasera è stato a tratti davvero di scarso livello. Gli abruzzesi scendono in campo con l'annunciato 4-4-2. Unica novità rispetto alle previsioni della vigilia è la presenza nell'undici titolare di Carozza al posto di Moscardi. Nel Bari Maran non opera rivoluzioni e conferma quasi in blocco gli uomini che hanno pareggiato al San Nicola contro il Brescia, con Gervasoni che sostituisce l'infortunato Esposito. I biancorossi, nonostante le tre punte, partono con un atteggiamento molto rinunciatario. I padroni di casa però non ne approfittano, e per registrare il primo tiro in porta bisogna attendere la mezzora di gioco, quando il portiere del Bari Gillet respinge con bravura una punizione di Carozza. Si tratta tuttavia di un episodio isolato; a parte un altro calcio piazzato del barese Vantaggiato al 42', il primo tempo scivola via tra gli sbadigli del pubblico giustamente irritato. Nella ripresa il copione non cambia di molto, anche se il Pescara fa decisamente di più per cercare di conquistare i tre punti. Al 52' un colpo di testa di Delli Carri termina di poco a lato con Gillet fuori causa, quattro minuti più tardi una bella iniziativa personale di Antonelli si conclude con un gran tiro che si spegne sul fondo. Ballardini lancia nella mischia Aquilanti e Martini, Maran risponde con Rajcic e il talento di Giorgio Di Vicino: le occasioni, tuttavia, continuano a scarseggiare, e soprattutto il Bari sembra accontentarsi del pareggio con il minimo sforzo. Al 64' Rajcic lancia benissimo in profondità Ganci, ma l'attaccante barese spreca malamente allungandosi il pallone. A dieci minuti dal termine episodio dubbio nell'area biancorossa: su un dubbio intervento di Gervasoni su Carozza il fiscale arbitro Salati lascia proseguire. Due minuti più tardi ancora Carozza, il migliore dei suoi, mette i brividi al Bari con un calcio di punizione deviato in angolo. Quando la partita sembra ormai volgere al termine, ecco l'episodio che non ti aspetti: all'88' Scaglia, appena entrato, pennella un calcio di punizione dalla fascia sinistra per la testa di Giorgio Di Vicino, che batte il giovane Spadavecchia e realizza così la sua prima rete in campionato con la maglia biancorossa. Il match finisce praticamente qui: per il Pescara la punizione è sicuramente eccessiva, ma il calcio è fatto anche di partite come questa. In ogni caso la situazione comincia a farsi preoccupante per i biancazzurri, e per il tecnico Ballardini si annunciano giorni difficili. Il Bari, invece, raccoglie sicuramente oltre i suoi meriti: i galletti hanno fatto sicuramente un grosso passo indietro per quanto riguarda il gioco, e Maran dovrà sicuramente rivedere qualcosa dal punto di vista tattico. I tre punti conquistati, tuttavia, lasciano comunque ben sperare per il futuro: con il rientro imminente di un giocatore fondamentale come Carrus e il recupero di una condizione fisica più accettabile, i biancorossi potranno sicuramente dire la loro nel torneo cadetto.

PESCARA-BARI 0-1 (primo tempo 0-0)

MARCATORE: al 43' st Di Vicino PESCARA (4-4-2): Spadavecchia 5.5; Zoppetti 5.5, Gonnella 5.5, Delli Carri 6, Demartis 6; Antonelli 6.5, Carozza 6.5, Papini 6 (44’ st Gautieri sv), Rigoni 5.5 (15’ st Aquilanti 5.5); Paponetti 5.5 (25’ st Martini 5.5), Ferrante 6. In panchina: Tardioli, Gimenez, Moscardi, Olivieri. Allenatore: Ballardini 5,5.

BARI (4-2-3-1): Gillet 6,5; Milani 6,5, Gervasoni 6, Pianu 6, Micolucci 6; Bellavista 5,5 (11’ st Rajcic 6), Gazzi 6; Tabbiani 6, Ganci 5 (39’ st Scaglia 6), Vantaggiato 5.5 (17’ st Di Vicino 6.5); Santoruvo 5. In panchina: Aldegani, La Vista, Fusani, Mora. Allenatore: Maran 6.

ARBITRO: Salati di Trento 5,5.
AMMONITI: Ganci, Gervasoni, Pianu, Antonelli, Santoruvo, Ferrante, Papini, Carozza.
NOTE: Spettatori 4.000 circa.
ANGOLI: 6-5 per il Pescara.
RECUPERO: 1’, 4’.

Pagherei oro affinchè vincessimo ancora altre 10 partite così, in zona Cesarini, ma sò che bisognerà soffrire...cmq un grazie ed un bravo alla matricola Giorgio Di Vicino

Alla prossima... ;)

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domenica 17 settembre 2006

Fed Cup, primo trionfo azzurro


Nella finale di Charleroi la Schiavone perde 6-4 7-5 con la Henin, la Santangelo batte la Flipkens e ci regala il 2-2. Decisivo il punto nel doppio, la Henin si ritira infortunata.
CHARLEROI (Belgio), 17 settembre 2006 - L'Italia ha vinto la Federation Cup. Risolutivo il doppio, la Henin si è ritirata sul 2-0 Italia nel terzo set, sulla situazione di un set pari, per un problema al ginocchio destro. Il nostro doppio era rappresentato da Francesca Schiavone e Roberta Vinci. Dall’altra parte Justine Henin e la Flipkens.
In precedenza Mara Santangelo aveva battuto la Flipkens 6-7 (3) 6-3 6-0 e riportato in parità la finale tra Italia e Belgio. La Santangelo ha dovuto sostituire la Pennetta nel secondo singolare dopo che la brindisina era stata fermata dal male al polso sinistro infortunato. Contro la Flipkens l’azzurra ha pagato la tensione dell’esordio da singolarista in Fed Cup e ha perso il primo set al tie-break. Tanti errori, il servizio in difficoltà, la Santangelo è stata brava a riprendersi nel secondo set, in cui è salita 3-1 e non si è fatta più riprendere, e poi nel terzo ha dilagato, senza lasciare nemmeno un gioco all’avversaria.
Il Belgio era passato in vantaggio 2-1 quando sul sintetico indoor la numero 2 del mondo Justine Henin ha superato in due set Francesca Schiavone, che nel secondo set è stata in vantaggio 4-1 e ha servito sul 5-3. Nel nono game della seconda frazione la Schiavone ha chiesto di tornare negli spogliatoi, e una volta tornata negli ultimi quattro game ha raccolto tre punti su 16, con la belga capace di chiudere 6-4 7-5 dopo due ore di gioco.


E' inutile stare a tornare sull'anno mondiale dell'Italia :) andiamo avanti e prendiamo più che possiamo, mi sa che questo anno rimarrà nella storia, sportivamente parlando!!!

Alla prossima... ;)

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Per Vale bicchiere mezzo pieno


Rossi: "Ho recuperato 5 punti ad Hayden, il Mondiale non è finito". Melandri felice per il trionfo: "Gara incredibile, come alla Playstation... Che lunghi gli ultimi 10 giri"

PHILLIP ISLAND (Australia), 17 settembre 2006 - "Ho recuperato altri 5 punti, la lotta per il Mondiale non è finita". Valentino Rossi pensa positivo. Il GP d'Australia è andato in archivio con la vittoria di Marco Melandri davanti a Chris Vermeulen e al pesarese. Il quale ha però rosicchiato qualcosina a Nicky Hayden. A tre gare dalla fine deve ora risalire 21 lunghezze e forse se oggi non avesse piovuto sarebbe andata anche meglio. Ma il campione del mondo preferisce concentrarsi sul futuro senza guardare alle sfortune del passato.
"È stata una corsa strana, ho perso tempo nella partenza - ha spiegato Rossi - poi è iniziata la pioggia e la Yamaha sul bagnato non era a punto. Mi dispiace perché sull'asciutto andavamo molto bene, eravamo velocissimi. Con la pioggia ci ho messo troppo tempo per capire la moto. All'inizio non avevo fiducia nell'anteriore". Ma non si è perso d'animo: "Ho preso un bel ritmo e ho fatto dei bei sorpassi. Alla fine ho recuperato ancora 5 punti su Hayden. Se fosse stato asciutto potevano essere di più. Ma andiamo avanti così il Mondiale non è ancora finito".
L'altro grande protagonista è stato Marco Melandri. La terza vittoria stagionale lo ha portato al terzo posto nel Mondiale, a 9 punti da Rossi. A ben guardare in corsa ci sarebbe anche lui. Però Marco si gode la vittoria, forse inaspettata: "È stata una gara incredibile, arrivata proprio nel momento giusto. Vincere a Phillip Island, in queste condizioni meteo, sulla pista dove ho vinto il titolo iridato in 250, è stata un'emozione incredibile - ha detto Melandri - sono partito motivato perchè questa mattina avevamo fatto un bel passo in avanti a livello di assetto. Per la gara avevamo apportato anche un'ulteriore modifica. In griglia la tensione era tanta per le variabili condizioni meteo. Ho realizzato una bella partenza e mi sono posto in terza posizione già al primo giro".
Quindi la pioggia, momento decisivo: "Ho cercato di guidare con prudenza. Quando la pioggia si è intensificata, siamo rientrati in pit lane per il cambio moto. È stata una situazione strana, come giocare alla Playstation, perché c'era molta gente in corsia box ed era difficile individuare il proprio box. Sono quasi inciampato nel passaggio da una moto all'altra. Tornato in pista mi sono detto di guidare senza forzare perchè dovevo riprendere il feeling sul bagnato. Quando ho iniziato ad andare forte, ho superato Vermeulen e Gibernau, portandomi in testa. La moto e le gomme Michelin lavoravano molto bene e quindi ho dosato bene il gas per risparmiare i pneumatici. Sono stati 10 giri lunghissimi. Sono contento, ringrazio la squadra, Honda e Michelin perché oggi tutto è stato perfetto".

E' proprio vero, il mondiale non è ancora finito, e pensare che fino ad un mesetto fà Vale era a -51, ed ora a solo -21.
Sono sempre più convinto che quel primo posto di Hayden sia frutto di punti da coincidenze.
Attendo con ansia il sorpasso.


Alla prossima... ;)

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venerdì 15 settembre 2006

Bari - Brescia 0-0



Anche il secondo anticipo della giornata cadetta si conclude con un pareggio: ma stavolta ci sono dei gol a far da contorno alla serata. 1-1 il punteggio finale tra Bari e Brescia, con i pugliesi più determinati e in palla nel primo tempo e i lombardi più a loro agio nella ripresa, quando la squadra di Maran ha avuto un evidente calo fisico. Partono meglio i galletti che, nonostante la contestazione del pubblico nei confronti del loro presidente in uno stadio sempre più vuoto, spingono sull’acceleratore sin dalle prime battute. Viviano si fa sempre trovare pronto ma capitola al 13’ quando Tabbiani, su azione da corner, sfrutta la libertà concessagli dalla difesa bresciana e calcia in rete con un bel destro dall’altezza dei dischetto di rigore. Palla sotto l’incorcio, anche se Possanzini appostato sul palo non è esente da colpe. Il Brescia fa poco per reagire: l’unico a provarci è il volenteroso Jadid che cerca la conclusione anche dalla distanza. Somma capisce che le cose non vanno per il meglio e prova a ruotare i quattro uomini offensivi senza però trovare mai il bandolo della matassa. Le rondinelle non si fanno notare nell’area pugliese ed è anzi il Bari ad avere sul finale di tempo le chances migliori per segnare. Prima Milani, ex di turno col dente avvelenato come il suo allenatore,pesca il jolly da venticinque metri e obbliga Viviano ad un guizzo per salvare in corner; poi Santoruvo, nel recupero, sfrutta una topica colossale di Mareco ma a tu per tu con il portiere bresciano calcia incredibilmente a lato. Termina così il primo tempo con il vantaggio che arride ai biancorossi. Nella ripresa nessun cambio e, almeno inizialmente, anche la musica pare non cambiare. Mareco, in serata no, ne combina un’altra delle sue e dà la possibilità a Vantaggiato di ritrovarsi solo davanti a Viviano: ma l’attaccante del Bari perde l’attimo propizio e non ne approfitta. Somma cambia giocatori e modulo: con Hamsik per Cortellini opta per una difesa a tre con due esterni offensivi come Alfageme e Del Nero. E’ la svolta, anche perché il Bari inizia a faticare dal punto di vista fisico. Al quarto d’ora Serafini viene imbeccato da Stankevicius ma il colpo di testa termina a lato; due minuti più tardi è Jadid ad avere il colpo del pari tra i piedi ma il suo tiro termina alto. Girandola di sostituzioni da ambo le parti: dice bene al Brescia, che trova buone cose da Cerci e approfitta dell’infortunio occorso ad Esposito. Possanzini, fino a lì annullato dal diretto avversario, si può rifare al 34’ quando, su cross di un ritrovato Del Nero, anticipa il giovane Belmonte e fa secco anche Gillet. Pareggio del Brescia, che nel finale legittima il gol con altre buone trame offensive: e ci manca poco, a tre minuti dal termine, che Jadid peschi il punto della beffa con un bel tuffo di testa che trova però pronto il portiere barese. Finisce così 1-1 e per Maran è una rivincita solo a metà: per Somma è un punto che tutto sommato fa anche comodo. Ma questo Brescia troppo discontinuo deve ancora trovare la via giusta per cercare la promozione.

MARCATORI: al 13' pt Tabbiani (BA), al 34' st Possanzini (BR) BARI (4-2-3-1): Gillet 5,5; Milani 6,5, Pianu 6,5, Esposito 6,5 (dal 29’ st Belmonte 5,5), Micolucci 6; Bellavista 6 , Gazzi 6; Tabbiani 6,5 (dal 27’ st Fusani sv), Ganci 5,5, Vantaggiato 5 (dal 14’ st Scaglia 5,5); Santoruvo 5,5 (Aldegani, La Vista, Di Vicino, Rajcic). All. Maran 6. BRESCIA (4-2-3-1): Viviano 6,5; Stankevicius 5,5, Mareco 4.5, Zoboli 5,5, Cortellini 5 (dal 10’ st Hamsik 6); Jadid 6,5, Piangerelli 6; Alfageme 5 (DAL 25’ st Cerci 6); Serafini 5, Del Nero 6, Possanzini 6. (Ambrosio, Santacroce, Fiumicelli, Fofana, Maccan). All. Somma 6. ARBITRO: Gava (Conegliano Veneto) 5,5 AMMONITI: Gazzi, Vantaggiato, Santoruvo, Fusani (BA); Mareco, Jadid (BR)

Non dico che meritavamo ma quasi, almeno abbiamo resistito sull'1-0 fino alla fine....

Alla prossima... ;)

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martedì 12 settembre 2006

Sospesi nel tempo


















Titolo originale:The Frighteners
Nazione:Nuova Zelanda/Usa
Anno:1996
Genere:Commedia/Horror/Thriller
Durata: 110'
Regia: Peter Jackson
Cast: Michael J. Fox, Trini Alvarado, Peter Dobson, John Astin
Produzione:Universal Pictures, WingNut Films
Distribuzione: Uip


Cinque anni dopo la morte della moglie in un incidente automobilistico, Frank Bannister si è scoperto in grado di parlare con gli spiriti. Con tre fantasmi in particolare è in confidenza, il Giudice, Cyrus e Stuart. Frank frequenta i funerali e, con l'aiuto dei tre amici, si qualifica come medium in grado di organizzare esorcismi. Ventidue persone sono decedute di recente in città, morti inspiegabili che fanno pensare ad una demoniaca presenza. Un agente FBI punta i suoi sospetti su Frank, il quale poi scorge il n. 23 sulla nuca della dottoressa Lucy, vedova, di cui si è innamorato. Per togliere il sospetto alla polizia e salvare Lucy dal pericolo, Frank si decide ad oltrepassare la barriera del reale, dove riuscirà a scoprire che la colpevole di tutto è la madre di Patricia, una paziente di Lucy, che ha avuto un fidanzato pazzoide giustiziato per omicidio. Quando tutto è chiarito, Frank e Lucy possono cominciare una nuova vita.


Alessandra Levantesi (La Stampa)
L’Oscar alla sceneggiatura assegnato all’inquietante Creature del cielo è stato il passaporto per Hollywood del neozelandese Peter Jackson. Il quale si è subito adeguato allo stile californiano realizzando un “comedy thriller”, Sospesi nel tempo, sotto le ali di Robert Zemeckis in qualità di produttore esecutivo e con la supervisione del mago della computer graphic Wes Takahashi (la trilogia Ritorno alfuturo, Roger Rabbit e tanti altri).Strane cose avvengono nell’immaginaria cittadina di Fairwater, dove trent’anni prima un serial killer ha ucciso dodici innocenti. Una a una muoiono di apparente crisi cardiaca delle persone perfettamente sane e la polizia sospetta di Michael J. Fox: una specie di acchiappafantasmi che in seguito a un incidente d’auto ha acquistato la capacità di comunicare con l’aldilà; e si procaccia il lavoro con la complicità di tre simpatici ectoplasmi, i quali per suo conto si divertono a infestare le case. Insomma il comportamento di Michael non è proprio ortodosso, però di lì a essere considerato un omicida! Per fortuna, il nostro riuscirà a discolparsi scoprendo l’identità del misterioso assassino e troverà le gioie dell’amore con la dolce dottoressa Trini Alvarado.Lo spunto narrativo è troppo esile per sostenere i 109 minuti di pefficola e infatti il film è un trionfo di effetti speciali: tuttavia se gli incassi Usa sono stati modesti lo si deve forse al fatto che Jackson non rinuncia completamente a se stesso. Pur rappresentando un passo indietro rispetto a Creature del cielo, questo Poltergeist in chiave comica conferma il talento visivo e la fantasia del neozelandese che resta un autore su cui puntare. Quanto a Michael J. Fox, si impone sulla computer graphic per bravura e fanciullesca sensibilità.

Ed ora tocca a me: Lo definirei un film leggermente "da pazzi" :-D M'è piaciuto molto, ma chissà perchè c'era un attore sconosciuto Michael Fox, sai com'è!
Cmq soliti americani geniali negli effetti speciali, ho fatto anche rima :)


Alla prossima... ;)

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domenica 10 settembre 2006

Monza in delirio, Schumi a -2

Il tedesco dopo la vittoria del GP d'Italia che lo porta a ridosso dello spagnolo Alonso (ritirato) annuncia che lascerà le corse, ma non la casa di Maranello. Sul podio Raikkonen e Kubica





MONZA, 10 settembre 2006 - Ha vinto Michael Schumacher, nel suo giorno più lungo. Dopo il trionfo che lo porta a -2 da Alonso nella corsa mondiale, ha annunciato che lascerà le corse, ma non la Ferrari. In un ruolo ancora da definire. Contemporaneamente la casa di Maranello ha annunciato che i piloti del 2007 saranno Felipe Massa (confermato fino al 2008) e Kimi Raikkonen, oggi sul podio.
Tornando al Mondiale, tutto è ancora da giocare. Fernando Alonso ha rotto il motore a 9 giri dal termine ed è stato costretto al ritiro. Ma non basta, per i cuori ferraristi. Perché alle spalle di Michael, nel GP d’Italia, ha chiuso Kimi Raikkonen, futuro pilota di Maranello, che ha firmato fino al 2009. Manca solo Massa nella festa monzese, ma il brasiliano ha avuto una corsa un po’ movimentata (compresa una foratura) e ha concluso nono. Sul podio è salito così Robert Kubica con la Bmw-Sauber, un risultato meritatissimo. Si riparte dalla Cina, tra 15 giorni, con soli 2 punti tra lo spagnolo della Renault e il tedesco della Ferrari. E la rossa che tra i costruttori passa davanti con 3 lunghezze di vantaggio.
LA CRONACA - Al via scatta bene Raikkonen, meno Schumi che viene passato da Heidfeld che però infila subito alla prima chicane. Dietro Alonso risale veloce fino alla sesta posizione dietro a Button, dopo un sorpasso allo stesso Heidfeld con corollario di salto della variante che fa alzare qualche sopracciglio. Dopo un paio di tornate la faccenda si stabilizza con Kimi e Michael in fuga, un ottimo Kubica che precede Massa, poi il duo Button-Alonso. Al 10° giro il primo ritiro della corsa: è Nico Rosberg con la Williams, sembra una sospensione posteriore ko. I due davanti girano a un ritmo insostenibile per tutti e infatti dopo una decina di giri il distacco di Kubica e compagnia supera già i 10”. La prima sosta per rifornimento e cambio gomme è di De la Rosa (in quel momento ottavo) al 14° giro. Nella tornata seguente tocca al suo compagno Raikkonen e così Schumi può andare in testa. Alla fine della tornata numero 17 è il momento di Micheal che quando esce è davanti al finlandese della McLaren, con il sorprendente Kubica al comando della corsa. Al 19° giro entrano in coppia Massa e Alonso. Poi Button e infine, dopo ben 22 giri, Kubica. Al 25° giro drive-through per Heidfeld (eccesso di velocità nella corsia box) che era davanti ad Alonso e così gli libera una posizione. Due giri dopo si ferma per l’unica sosta Fisichella (era terzo). All’inizio del 32° giro un piccolo lungo di Schumacher alla prima chicane consentiva a Raikkonen di guadagnargli un secondo. Al giro 39 Raikkonen entra per la sua sosta conclusiva ed esce ancora secondo. Al 40° è il turno di Schumi che, grazie a uno stop più breve, guadagna terreno a Kimi. E anche di Massa. Mentre l’emozione più grande arriva al 42° giro: Kubica e Alonso entrano ai box insieme, ripartono affiancati nella corsia e poi Fernando ha il sopravvento con entrambi davanti a Massa. Ma poco dopo lo spagnolo rompe clamorosamente il motore, Massa finisce sul suo olio e va lungo per poi forare la gomma anteriore destra. Entra ai box per cambiarla e perde un sacco di posizioni. Il resto è una passerella trionfale di Schumi. Raikkonen tira i remi in barca e chiude a 8”, Kubica si gode un podio super. In zona punti finiscono anche Giancarlo Fisichella con la Renault, le due Honda di Jenson Button e Rubens Barrichello, Jarno Trulli (Toyota) e Nick Heidfeld (Bmw-Sauber). Massa è nono. Ci si rivede a Shanghai.
Sinceramente ho investito su 2 sogni Vale e Michael, questa domenica è stata positiva su entrambi i fronti.
Ora aspetto che si concludano entrambe le stagioni nel modo più bello!!!
Alla prossima... ;)

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Malesia, Valentino Rossi show


Nel GP di Sepang il pesarese della Yamaha dà spettacolo e batte dopo uno splendido duello la Ducati di Loris Capirossi. Eroico Pedrosa, terzo. Hayden 4° resta leader






SEPANG (Malesia), 10 settembre 2006 - Valentino Rossi ha vinto il GP della Malesia classe MotoGP. Il pesarese della Yamaha ha preceduto la Ducati di Loris Capirossi dopo un bellissimo duello. Terzo un eroico Daniel Pedrosa che ha corso con un ginocchio ferito e ha preso preziosi punti per il Mondiale in cui Nicky Hayden resta primo grazie al quarto posto di oggi. In classifica Rossi è ora a -26 dallo statunitense, a -22 c'è Pedrosa. Nono Marco Melandri.


Ora preferisco aspettare e vedere come va a finire, sò soltanto che Vale era a -41 ed ora è a -26, quindi le speranze ci sono e come a 4 gare dal termine.
Hayden decisamente nullafacente e fortunato finora!

Alla prossima... ;)

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sabato 9 settembre 2006

La stagione :)




PARTITA
AND
RIT

CROTONE - BARI
9 Set 2006
3 Feb 2007

BARI - BRESCIA
16 Set 2006
10 Feb 2007

PESCARA - BARI
19 Set 2006
17 Feb 2007

BARI - VICENZA
23 Set 2006
24 Feb 2007

AREZZO - BARI
30 Set 2006
3 Mar 2007

BARI - BOLOGNA
8 Ott 2006
10 Mar 2007

CESENA - BARI
14 Ott 2006
13 Mar 2007

BARI - TREVISO
21 Ott 2006
17 Mar 2007

PIACENZA - BARI
28 Ott 2006
21 Mar 2007

BARI - SPEZIA
4 Nov 2006
25 Mar 2007
BARI - NAPOLI
11 Nov 2006
31 Mar 2007

FROSINONE - BARI
18 Nov 2006
7 Apr 2007

BARI - TRIESTINA
25 Nov 2006
14 Apr 2007

MANTOVA - BARI
2 Dic 2006
21 Apr 2007

BARI - MODENA
9 Dic 2006
28 Apr 2007

LECCE - BARI
16 Dic 2006
5 Mag 2007

BARI - RIMINI
19 Dic 2006
12 Mag 2007

GENOA - BARI
23 Dic 2006
19 Mag 2007

BARI - ALBINOLEFFE
13 Gen 2007
26 Mag 2007

JUVENTUS - BARI
20 Gen 2007
3 Giu 2007

BARI - VERONA
27 Gen 2007
10 Giu 2007

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venerdì 8 settembre 2006

Aspettando Praga...









Qualche link:

http://www.myczechrepublic.com/praga/

http://www.maranza.com/praga/

http://www.cisonostato.it/page.php?id=863


Per ora mi riduco solo ai link :) e qualche fotina, ma a breve scrivo :)

Alla prossima... ;)

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mercoledì 6 settembre 2006

Stagione 2006-2007




Eccola!!!





Portieri: Gillet Jean Francois , Aldegani Gabriele

Difensori: Esposito Marco , Belmonte Nicola , Gervasoni Carlo , Pianu William , Milani Andrea , Micolucci Vittorio

Centrocampisti: Tabbiani Luca , Scaglia Massimiliano , Bellavista Antonio , Rajcic Ivan , La Vista Giorgio , Berardi Pasquale , Gazzi Alessandro Carlo , Di Vicino Giorgio , Carrus Davide , Fusani Massimiliano , Bovo Andrea , Mora Nicola

Attaccanti: Santoruvo Vincenzo , Vantaggiato Daniele , Ganci Massimo

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venerdì 1 settembre 2006

Mio Cognato
















Regia: Alessandro Piva
Interpreti: Sergio Rubini, Luigi Lo Cascio, Carolina Felline, Alessandra Sarno, Mariangela Arcieri
Durata: 90 minuti
Nazionalità: Italia 2003
Genere: Commedia nera


Vito ha sposato Anna, sorella di Toni, un cognato che proprio non vuol farsi venire in simpatia, strafottente e spensierato com'è ai suoi occhi. Alla cena del battesimo del figlio di Toni, a Vito viene rubata la macchina appena ritirata in concessionaria. La festa è sfumata e Toni, solo per dovere familiare, si convince ad accompagnare Vito nella ricerca dell'automobile. Inizia per i due "parenti acquisiti" un viaggio allucinante per i quartieri di una Bari di cui Vito nemmeno sospettava l'esistenza, a bordo della fiammante "macchinona" di Toni, che al contrario del cognato sembra muoversi con una certa disinvoltura tra i codici non scritti della malavita locale. I due avranno modo di conoscersi meglio. Alessandro Piva alla second aprova dopo l'inatteso successo di "LaCapaGira" non abbandona i luoghi che conosce meglio. Torna così a parlarci della Puglia con un film che si potrebbe definire più 'maturo' e, forse proprio per questo, meno 'fresco'. Gli omaggi al grande cinema sono evidenti. In modo particolare a due film: "Il sorpasso" per il rapporto che si instaura tra i due protagonisti e "Fuori orario" per la scoperta di una dimensione nascosta e notturna della città. Piva ha però saputo scegliere i suoi attori e Rubini e Lo Cascio lo assecondano con grande abilità scavando, ognuno a suo modo, dentro i personaggi.



Maurizio Porro (Il Corriere della Sera)
Continua la nouvelle vague del cinema barese. Dopo il miracoloso Miracolo ecco l'opera seconda di Alessandro Piva, regista della Capagira e ora di Mio cognato, una acida commedia notturna, violentemente radicata nel territorio e nel dialetto che, per la struttura a due caratteri contrapposti, ricorda Il sorpasso, anche se l'autore cita Ladri di biciclette. Perché si ruba un'auto, nel giorno di un battesimo, e la vittima è un mite travet che chiede aiuto al cognato esuberante, truffaldino, cialtrone, legato ai loschi trafficanti notturni di Bari: Sandokan, Saddam, Marlonbrando. Sarà un viaggio di iniziazione nella peggio gioventù in cui i due da nemici diventano amici, dopo esser passati dal pronto soccorso. L'apparizione profetica dei limoni annuncia che qualcuno la pagherà. E cara. Piva ha un'estrema facilità narrativa e si immette, con un road movie decappottabile, nel solco della commedia all'italiana, dove la città-società con le sue ferite aperte nell'amoralità con plusvalore è importante. Soprattutto ai fini della caratterizzazione psicologica di due classici prototipi che Sergio Rubini, quasi barese, e Luigi Lo Cascio, siciliano, sposano con magistrale vitalità, simpatia, sintonia, tanto da formare una strana, inedita, vincente coppia in cui è utile riconoscersi. Costellato di un mosaico di impressioni e sensazioni, il racconto frena e poi vira verso un finale tragico forse evitabile, ma in cui Piva dimostra che sorride ma non scherza: il pericolo c'è.


Alessandra Levantesi (La Stampa)
Vito (Luigi Lo Cascio), timido e modesto impiegatuccio di Bari, ha sposato la sorella di Toni (Sergio Rubini), assicuratore imbroglione e volgare che in famiglia si comporta da capo decidendo ogni cosa. Vito non sopporta l'esuberanza comandona di Toni e Toni, che traffica con la malavita e ne condivide i maschilisti parametri di giudizio, considera il mite Vito un mezzo uomo. Diversi come il giorno e la notte i due sembrerebbero fatti per non incontrarsi mai, ma il destino ha stabilito altrimenti: i parenti purtroppo non si scelgono, capitano. Con Mio cognato, in dialetto pugliese come la sua opera prima La capagira, Alessandro Piva firma un notevole secondo film (prodotto dalla Rai) su cui è riuscito a incidere una salda cifra autoriale, nonostante il budget ben più consistente rispetto alle poche centinaia di milioni del precedente. In molti all’anteprima al festival di Locarno, hanno rilevato che il rapporto Rubini/Lo Cascio pare ritagliato su quello di Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant in Il sorpasso (1962). Anche qui abbiamo da una parte un trascinatore estroverso e cinico, dall'altra un giovane passivo e malinconico che subisce il pericoloso vitalismo del compagno restandone fatalmente travolto. Però contesto, storia e motivazioni sono differenti. Tutto parte dal furto dell'utilitaria nuova di Vito, che Toni decide di ritrovare. Ecco dunque i cognati addentrarsi nei luoghi più reconditi della città a bordo della fiammeggiante decapottabile di Toni. Risulta presto chiaro che per uno sgarro a un certo boss, costui è caduto in disgrazia e che il furto rappresenta un avvertimento. Sbalordito di fronte allo sconosciuto panorama che si schiude nella notte ai suoi occhi di piccolo borghese, Vito va dietro a Toni in una sorta di affascinato stupore. Piva, in un ben calibrato alternarsi di neri e tinte forti, sa conferire un'allarmata irrealtà al suo affresco di sottobosco barese. In questo paesaggio stralunato, abitato da guaglioni di malavita impersonati in chiave grottesca da locali (attori e no), spicca soprattutto la singolare coppia Rubini/Lo Cascio, che funziona a meraviglia e rappresenta un indiscutibile punto di forza del film.


Ed ora tocca a me: A parte l'aver scoperto già prima di questo film che Piva oltre ad essere un bravo regista che con pochi soldi riesce a farti un film quale "La capagira" (1999), sà anche essere un bravissimo fotografo!
Per quanto riguarda il film a me è piaciuto e molto, buffi i soprannomi, vedi Saddam, U' Professor, Marlon Brando, Sandokan ecc, ma stupendo vedere "l'astronave" accesa di notte, quanti ricordi!


Alla prossima... ;)

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