mercoledì 12 luglio 2006

Una notte che fa la Storia
















Gli azzurri vincono ai rigori: è il quarto titolo. Francia in vantaggio al 7' con Zidane su rigore, pareggia Materazzi al 19'. Decide un errore di Trezeguet, il sigillo è di Grosso


BERLINO, 9 luglio 2006 - L'Italia è campione del mondo per la quarta volta! Gli azzurri hanno battuto la Francia 6-4 ai rigori nella finale di Berlino ai rigori. Hanno deciso il penalty di Trezeguet sulla traversa e quello finale (in rete) di Grosso. I transalpini erano passati in vantaggio dopo soli 7 minuti, con un calcio di rigore concesso per un fallo di Materazzi ai danni di Malouda trasformato da Zidane (con un "cucchiaio" che ha colpito la traversa e poi è entrato). Ma gli uomini di Lippi hanno pareggiato al 19' con un colpo di testa dello stesso Materazzi su angolo di Pirlo. Nessun gol nella ripresa, che ha visto i francesi controllare di più il gioco. Tutto rinviato ai supplementari. Nel secondo dei quali Zidane è stato espulso, per una reazione (una testata al petto) ai danni di Materazzi. Poi i rigori: Pirlo gol, Wiltord gol, Materazzi gol, Trezeguet traversa, De Rossi gol, Abidal gol, Del Piero gol, Sagnol gol, Grosso gol.


Emozioni infinite nei 120' più rigori di Berlino. Una lunga sofferenza che esplode in un urlo liberatorio. Il rigore di Grosso apre le danze per una festa che ci ripaga dei 24 lunghi anni di attesa



MILANO, 10 luglio 2006 - Campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo!
Quattro volte, come i 4 titoli che abbiamo conquistato, come le quattro stelle che adesso potremo mettere sulla maglia azzurra. Non è stato facile, ma faticoso, impegnativo, sofferto. Ma proprio per questo adesso ce lo godiamo ancora di più. E rivediamo come in un film le immagini degli ultimi 120’ di gioco più i rigori: dal penalty a freddo di Zidane al gol del pareggio di Materazzi, dal gol annullato a Toni al brutto gesto di Zidane, ai rigori finali, con l’errore di Trezeguet e il gol decisivo di Grosso sopra a tutto.
E finalmente è giunto anche il giorno della rivincita. Finalmente ad alzare la coppa ci sono i Fratelli d’Italia e a guardare basso, a chiedersi “perché?”, sono i Figli della patria. Finalmente sorridono gli Azzurri e masticano amaro i Bleus. Finalmente si sono rovesciati i ruoli in un copione che negli ultimi anni aveva dato luogo a una messa in scena ripetitiva e, per noi, particolarmente dolorosa. Tutto spazzato via grazie alla magica, interminabile notte di Berlino.
Spazzata via l’eliminazione agli ottavi del Mondiale messicano nel 1986, spazzato via il quarto perso ai rigori in Francia nel 98’; spazzato via, soprattutto, l’incubo di Rotterdam, la finale dell’Europeo del 2000, nostra fino al 94’, pareggiata da Wiltord e persa per via del golden gol di Trezeguet. Un fantasma che Domenech ha artatamente evocato schierando nel finale proprio i due castigatori dell’Italia di Dino Zoff, ma gli ha detto male: Trezeguet ci ha restituito (con 6 anni di interessi) quanto ci aveva tolto all’Europeo. Bene così! Una vittoria come quella di questa sera cancella tutto e definitivamente.
Raramente la Storia ci tocca in maniera così nitida, riconoscibile come in queste occasioni. Oggi ciascuno di noi ha fatto la storia, la sua storia e, insieme a tutti gli altri, la Storia con la “s” maiuscola. Conserveremo nella nostra memoria le immagini e le emozioni di questa nottata e le racconteremo finché avremo fiato per farlo. E’ una fortuna e sarà un orgoglio poter dire che c’eravamo, che abbiamo visto e, anzi, abbiamo partecipato a questa grande festa collettiva, raro momento unificante per un Paese che ha contrapposizioni e spaccature nel suo Dna.
Per tutto ciò dobbiamo essere grati ai 23 campioni del mondo. A tutti e 23, nessuno escluso e nessuno in particolare perché ci hanno dimostrato con i fatti che una grande ovvietà che ci siamo spesso sentiti ripetere, “a vincere è il gruppo”, talvolta può diventare una non ovvia realtà. Un nome però va fatto ed è quello di Marcello Lippi, artefice di questo piccolo miracolo, testone e caparbio nel credere in questo gruppo, ostinato nelle sue scelte anche quando tutto il mondo gli chiedeva altro, bravo a preparare le partite, bravissimo a leggerle (si può dire che non abbia sbagliato una sostituzione), furbo nel trattare con il “mondo esterno”, preparato e competente. Doti non comuni che fanno di lui un vincente e che gli porteranno ancora fortuna e onori, anche se a oggi non è dato sapere dove. Doti che soprattutto ci mancheranno molto e delle quali dovrà mostrare possesso chi sarà chiamato a raccogliere una così onerosa eredità se vorrà tentare di aprire un ciclo vincente con questa squadra, anzi, con questo gruppo.

Piangere era inevitabile, Mondiale meritatisssimo...galletti vaff!!!

Alla prossima... ;)

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