domenica 16 luglio 2006

Schumi trionfa e si avvicina
















Nel GP di Francia grande vittoria della Ferrari: il tedesco batte Alonso e rosicchia altri due punti allo spagnolo (ora a +17). Massa terzo, Ralf Schumacher quarto
MAGNY-COURS (Francia), 16 luglio 2006 - L’Italia continua a restare indigesta alla Francia. Domenica scorsa nella finale mondiale del calcio, oggi nella F.1 per merito di una grande Ferrari. A Magny-Cours Michael Schumacher ha trionfato in modo netto. Pole, vittoria e altri due punti rosicchiati al leader iridato Fernando Alonso, oggi secondo. Ferrari veramente competitiva, Renault battuta in casa e apparsa in difficoltà rispetto al Cavallino. In una gara che si presentava come favorevole alle vetture francesi, la Ferrari ha invece piazzato un colpo fondamentale per la rimonta, dal punto di vista tecnico e soprattutto psicologico. Importante da questo punto di vista il terzo posto di Felipe Massa. E con altre sette gare da disputare il Mondiale si è veramente riaperto: 17 punti non sono molti.
Praticamente decisivo il via. Schumi, scattato dalla pole, è partito bene mantenendo la posizione. Ancor più fondamentale il lavoro di Felipe Massa che ha resistito all’attacco di Alonso e ha conservato la seconda piazza. A quel punto Schumi ha avuto vita più facile perché prima della sosta ha scavato quel margine di sicurezza di otto secondi con cui ha potuto gestire il resto della corsa. Al primo pit-stop, inoltre, gli uomini della Ferrari sono stati bravissimi a lasciare Massa davanti ad Alonso.
Dietro ai tre battistrada bel duello tra Ralf Schumacher (alla fine quarto), Raikkonen (quinto), Trulli (poi ritiratosi), Fisichella (al traguardo sesto), tutti però presto tagliati fuori dal discorso vittoria. Si è così arrivati al secondo cambio gomme che ha delineato le vere strategie di gara. Rientrato Massa, Alonso ha attaccato ma rispetto alle due Ferrari ha proseguito portandosi anche al primo posto: per lui solo due soste, per entrambe le rosse strategia dei tre stop.
Così il finale di gara è stata tutta una lotta sul filo dei decimi di secondo tra Massa e Alonso per il secondo posto. Ma il vantaggio di soli 11 secondi non ha consentito al brasiliano di restare davanti. Per Schumi invece nessun problema e vittoria conquistata. Lo spagnolo ha centrato la seconda posizione e limitato i danni anche se oggi è chiaro che la lotta tra Ferrari e Renault è sempre più serrata e ogni battuta a vuoto può risultare decisiva. Il Cavallino si presenta di sicuro alle prossime sfide con un team ed entrambi i suoi piloti più compatti e in forma che mai.


Mi sto spaventando di come l'Italia stia diventando sempre piu protagonista in tutti gli sport.
Sono felicissimo!
Alla prossima... ;)

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Germania, formidabile Rossi

















MotoGP al Sachsenring: Vale batte, in un ultimo giro al cardiopalma, le Honda di Melandri, Hayden (sempre leader iridato) e Pedrosa. Capirossi 5°
SACHSENRING (Germania), 16 luglio 2006 - Valentino Rossi ha vinto il GP di Germania MotoGP sulla pista del Sachsenring. Il pilota della Yamaha ha battuto, in un ultimo giro che è sembrato una volata unica e straordinaria, le tre Honda di Marco Melandri, Nicky Hayden e Daniel Pedrosa. mentre quinto ha chiuso Loris Capirossi con la Ducati. Nel Mondiale guida sempre lo statunitense della Honda HRC a quota 169, con 26 punti su Rossi, 29 su Pedrosa, 35 su Melandri e 51 su Capirossi.

Mitico!
Alla prossima... ;)

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giovedì 13 luglio 2006

Reportage

















Durata: 145'
Anno di produzione: 2004
Nazionalità: Canada
Formato video: 1,85:1 16/9 colore
Audio: Stereo Dolby SR 2.0
Lingua: Italiano, inglese con sottotitoli.
Sottotitoli: Italiano
Tipo e numero DVD: 1 Dvd9 Region free
Contenuti speciali: Intervista esclusiva a Toni Negri (18'); Intervista a Gianfranco Bettin sul Petrolchimico (7'); Inediti della versione extended del film (15'); Trailer.
Genere: DocumentarioFilm per tutti



The corporationDistribuito dalla Fandango, sulla scia del più famoso "Fahrenheit 9/11" di Moore, arriva in Italia "The corporation", altro film documentario che ci illumina su aspetti quotidiani della nostra vita che diamo per scontati e sui quali non pensiamo valga la pena di soffermarci."The Corporation" è tratto dal libro di Joel Bakan, professore di diritto alla Universiy of British Columbia, Vancouver, Canada, intitolato "The Corporation: La patologica ricerca del profitto e del potere". La sua tesi, dimostrata mediante l'esplicazione di esempi realmente accaduti, è che le società di capitali (le "corporation") sono autorizzate dalla legge ad elevare i propri interessi su tutto e tutti senza porsi alcun limite né pratico né tanto meno morale. Il raggiungimento a tutti i costi degli obiettivi economici porta non solo alla distruzione degli individui e dell'ambiente in cui essi vivono ma anche dei componenti delle società stesse, come dimostrano i recenti scandali ai danni degli azionisti in America ma anche ciò che è accaduto dentro le nostre mura. Terzo assioma, dipendente dai due precedenti, è che ormai i governi - di qualunque ispirazione politica essi siano - hanno rinunciato a controllare le società di capitali ed anzi, in alcuni casi, è vero proprio il contrario.Il film, girato da Mark Achbar assieme a Jennifer Abbott, espone molti esempi storici e recenti di come le corporation usino agire. Il coinvolgimento dell'IBM nella gestione dei campi di sterminio nazisti (forniva dei macchinari che "aiutavano" gli aguzzini a contare e catalogare le proprie vittime); lo scandalo del latte contaminato in Florida da un prodotto chimico della Monsanto; l'aberrazione della guerra dell'acqua in Bolivia quando il locale governo ne aveva appaltato lo sfruttamento - anche di quella piovana! - ad una multinazionale americana. Sono tutti esempi della assoluta mancanza di scrupoli di dette società.Rispetto al lavoro di Moore - che viene anche intervistato - questo film ha un'anima decisamente più no-global. Ne sono testimoni gli interventi di personalità come Noam Chomsky e Naomi Klein che impreziosiscono l'opera con la loro lucida intelligenza. Il film, però, è forse troppo ricco ed alla lunga rischia di annoiare.Rimane comunque un lavoro molto interessante e che in alcuni momenti lascia stupefatti. Come quando ascoltiamo un broker di Wall Street il quale candidamente confessa che subito dopo l'attentato dell'11 settembre la prima cosa a cui ha pensato è stato all'aumento del prezzo dell'oro ed ai guadagni che avrebbe fatto...Un film consigliato agli stomaci forti. Attenti alle urla dei ragni: sono davvero terrificanti!

Daniele Sesti


"'The Corporation' è un documentario di controinformazione che interesserà chi cerca al cinema le chiavi per capire meglio il mondo in cui viviamo. La tesi del professor Joel Balkan, autore della sceneggiatura come del libro omonimo sottotitolato 'La patologica ricerca del profitto e del potere' (Fandango), è che le corporazioni multinazionali sono diventate grazie alla legge americana la versione aggiornata delle monarchie e dittature. Allucinante è la documentazione raccolta dai registi canadesi Mark Achbar e Jennifer Abbot, che gareggiano con il Michael Moore di 'Fahrenheit 9/11' nello scoprire cosa c'è dietro molti paraventi della politica e dell'economia. Quella delle corporazioni è un'amoralità legittimata, che legittima lo sfruttamento a fini di lucro delle plebi affamate dei Paesi terzi, con i risultati di terrore e miseria che il film ampiamente documenta. Impossibile non porsi la domanda: fino a quando?"

(Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 23 ottobre 2004)

"A consigliare 'The Corporation' di Mark Achbar, Jennifer Abbot e Joel Bakan non sono ragioni cinematografiche, ma giornalistiche. Sebbene svolto faziosamente, il tema è uno di quelli che le grandi tv non possono quasi più toccare: 'La patologica ricerca del profitto e del potere', indicata dal sottotitolo. Insomma, la hybis del manager e la bulimia del capitale anonimo."

(Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 22 ottobre 2004)


Chiedo scusa a tutti se ho copiato modello e stile dalla mi sviluppatrice d'indole cinematografica, anzi prendo atto per ringraziarla anche per la dritta circa il film.
Il film anche se lungo è molto bello e apre occhi e mente su cose talvolta scontate quanto dimenticate o nascoste.
Vi dò anche il link del sito del film pluri-premiato: http://www.thecorporation.com/
Alla prossima... ;)

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mercoledì 12 luglio 2006

Una notte che fa la Storia
















Gli azzurri vincono ai rigori: è il quarto titolo. Francia in vantaggio al 7' con Zidane su rigore, pareggia Materazzi al 19'. Decide un errore di Trezeguet, il sigillo è di Grosso


BERLINO, 9 luglio 2006 - L'Italia è campione del mondo per la quarta volta! Gli azzurri hanno battuto la Francia 6-4 ai rigori nella finale di Berlino ai rigori. Hanno deciso il penalty di Trezeguet sulla traversa e quello finale (in rete) di Grosso. I transalpini erano passati in vantaggio dopo soli 7 minuti, con un calcio di rigore concesso per un fallo di Materazzi ai danni di Malouda trasformato da Zidane (con un "cucchiaio" che ha colpito la traversa e poi è entrato). Ma gli uomini di Lippi hanno pareggiato al 19' con un colpo di testa dello stesso Materazzi su angolo di Pirlo. Nessun gol nella ripresa, che ha visto i francesi controllare di più il gioco. Tutto rinviato ai supplementari. Nel secondo dei quali Zidane è stato espulso, per una reazione (una testata al petto) ai danni di Materazzi. Poi i rigori: Pirlo gol, Wiltord gol, Materazzi gol, Trezeguet traversa, De Rossi gol, Abidal gol, Del Piero gol, Sagnol gol, Grosso gol.


Emozioni infinite nei 120' più rigori di Berlino. Una lunga sofferenza che esplode in un urlo liberatorio. Il rigore di Grosso apre le danze per una festa che ci ripaga dei 24 lunghi anni di attesa



MILANO, 10 luglio 2006 - Campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo!
Quattro volte, come i 4 titoli che abbiamo conquistato, come le quattro stelle che adesso potremo mettere sulla maglia azzurra. Non è stato facile, ma faticoso, impegnativo, sofferto. Ma proprio per questo adesso ce lo godiamo ancora di più. E rivediamo come in un film le immagini degli ultimi 120’ di gioco più i rigori: dal penalty a freddo di Zidane al gol del pareggio di Materazzi, dal gol annullato a Toni al brutto gesto di Zidane, ai rigori finali, con l’errore di Trezeguet e il gol decisivo di Grosso sopra a tutto.
E finalmente è giunto anche il giorno della rivincita. Finalmente ad alzare la coppa ci sono i Fratelli d’Italia e a guardare basso, a chiedersi “perché?”, sono i Figli della patria. Finalmente sorridono gli Azzurri e masticano amaro i Bleus. Finalmente si sono rovesciati i ruoli in un copione che negli ultimi anni aveva dato luogo a una messa in scena ripetitiva e, per noi, particolarmente dolorosa. Tutto spazzato via grazie alla magica, interminabile notte di Berlino.
Spazzata via l’eliminazione agli ottavi del Mondiale messicano nel 1986, spazzato via il quarto perso ai rigori in Francia nel 98’; spazzato via, soprattutto, l’incubo di Rotterdam, la finale dell’Europeo del 2000, nostra fino al 94’, pareggiata da Wiltord e persa per via del golden gol di Trezeguet. Un fantasma che Domenech ha artatamente evocato schierando nel finale proprio i due castigatori dell’Italia di Dino Zoff, ma gli ha detto male: Trezeguet ci ha restituito (con 6 anni di interessi) quanto ci aveva tolto all’Europeo. Bene così! Una vittoria come quella di questa sera cancella tutto e definitivamente.
Raramente la Storia ci tocca in maniera così nitida, riconoscibile come in queste occasioni. Oggi ciascuno di noi ha fatto la storia, la sua storia e, insieme a tutti gli altri, la Storia con la “s” maiuscola. Conserveremo nella nostra memoria le immagini e le emozioni di questa nottata e le racconteremo finché avremo fiato per farlo. E’ una fortuna e sarà un orgoglio poter dire che c’eravamo, che abbiamo visto e, anzi, abbiamo partecipato a questa grande festa collettiva, raro momento unificante per un Paese che ha contrapposizioni e spaccature nel suo Dna.
Per tutto ciò dobbiamo essere grati ai 23 campioni del mondo. A tutti e 23, nessuno escluso e nessuno in particolare perché ci hanno dimostrato con i fatti che una grande ovvietà che ci siamo spesso sentiti ripetere, “a vincere è il gruppo”, talvolta può diventare una non ovvia realtà. Un nome però va fatto ed è quello di Marcello Lippi, artefice di questo piccolo miracolo, testone e caparbio nel credere in questo gruppo, ostinato nelle sue scelte anche quando tutto il mondo gli chiedeva altro, bravo a preparare le partite, bravissimo a leggerle (si può dire che non abbia sbagliato una sostituzione), furbo nel trattare con il “mondo esterno”, preparato e competente. Doti non comuni che fanno di lui un vincente e che gli porteranno ancora fortuna e onori, anche se a oggi non è dato sapere dove. Doti che soprattutto ci mancheranno molto e delle quali dovrà mostrare possesso chi sarà chiamato a raccogliere una così onerosa eredità se vorrà tentare di aprire un ciclo vincente con questa squadra, anzi, con questo gruppo.

Piangere era inevitabile, Mondiale meritatisssimo...galletti vaff!!!

Alla prossima... ;)

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mercoledì 5 luglio 2006

L'impresa che ha fatto impazzire l'Italia





DORTMUND (Germania), 4 luglio 2006 - La più bella! Fantastica! Straordinaria! L'Italia cucina la Germania. La trascina ai supplementari. Colpisce pali, traverse. E travolge i padroni di casa in trenta minuti da leggenda. Poi quel capolavoro di Grosso (guarda la sequenza fotografica del gol) e l'invenzione di Ale Del Piero (guarda la sequenza fotografica del gol), così come sognava Gattuso. Due a zero. L'Italia è in finale. Noi. Noi andiamo a Berlino. Lecito ora chiedersi chi potrà fermare questa Italia. Torsten Frings fermato dalla Fifa e che doveva annullare Totti non sarà un alibi.
L'orgoglio di Klinsmann va oltre. Il c.t. gioca la carta del cuore: Kehl del Borussia Dortmund, uno di casa. A Kehl si chiedono miracoli in una fetta di centrocampo dove di solito Frings fa la differenza. Kehl ha il compito di marcare Pirlo. Kehl non è Frings, e si vede. Totti che non sarà annullato, gioca alle spalle di Toni nello stesso 4-4-1-1 di Italia-Ucraina. In uno stadio che sembra l'Ali Sami Yen di Istanbul, la Germania parte con il vestito buono della festa. Gli azzurri attendono e studiano l'avversario. Totti prova a spaventare Lehmann con una punizione da distanza siderale. Quello di Ballack è da dimenticare. Sono la linea di confine di un primo tempo dove la Nazionale gioca a calcio, forse come non lo ha mai fatto in questo Mondiale. Se Borowski fa saltare le coronarie, anticipato davanti a Buffon da Cannavaro, il vero infarto lo sfiorano i tedeschi, quando a Perrotta manca il passo in più risolutore a tu per tu con Lehmann. La Germania finalmente sa di avere di fronte un avversario più forte. Ci sono almeno dieci minuti di azzurro assoluto, fatto di possesso palla, dominio sulle fasce, dove i laterali si sovrappongono, dove tutto funziona a perfezione. La difesa tedesca sembra di burro. Si salvano solo le torri, che nel gioco di testa hanno la meglio. Poi Francesco Totti. Recuperato fisicamente. Il romanista corre, recupera palle, gioca per la squadra. Grosso e l'immenso Zambrotta, Toni è il tormento di Metzelder e Mertesacker, mentre dietro Cannavaro dà spettacolo in un reparto dove Klose e Podolski attendono al varco aspettando il colpo che non perdona. Ma la Germania è soprattutto squadra tosta. Nel suo Dna ci sono proteine sconosciute. La squadra di Klinsmann sa ritrovare motivazioni quando sembra che la barca debba affondare. Per cambiare registro alla partita aggredisce a centrocampo e sfrutta soprattutto la fascia di Schneider a cui capita la seconda occasione per la Germania su una palla persa da Pirlo e sprecata oltre la traversa.
Chi si attendeva la partita micragnosa, fatta di calcoli, ha sbagliato. Al 5' della ripresa Klose terrorizza con una discesa in mezzo all'area, fra Gattuso e Buffon. Il numero uno azzurro ci mette una pezza e nel contropiede Grosso fa di peggio ripetendo l'errore di Perrotta del primo tempo. Ma la Germania, così come contro l'Argentina, sale di tono, sfruttando le pause degli azzurri, troppo macchinosi e prevedibili. Con Ballack a destra e Kehl a sinistra in mezzo al centrocampo, si mantiene alta, sempre con lo sguardo puntato verso Schneider. E' lui che si beve Grosso e offre a Podolski la seconda occasione respinta da Buffon. Klinsmann capisce: toglie Borowski per Schweinsteiger, più potenza in mezzo, dove la Germania sembra avere il sopravvento. Lippi cambia in attacco, dove Toni, fiaccato e nervoso, e senza uno straccio di un cross a disposizione, lascia a Gilardino. Sono gli ultimi minuti in cui paura e stanchezza si dilatano, in cui Klinsmann prova la mossa Odonkor (fuori Schneider), il portafortuna personale del c.t. tedesco.
Ma si va ai supplementari, con Iaquinta per Camoranesi. Gilardino si beve Ballack e colpisce subito il palo. Zambrotta replica sulla traversa. Non è possibile! L'Italia gioca con intelligenza, si difende e riparte bene. Zambrotta è Garrincha, quando prende palla fa quello che vuole. Ce ne vorrebbe un altro. Lippi toglie Perrotta per Del Piero, terza punta in un'Italia già molto offensiva, uomo da Westfalen Stadion. Podolski sbaglia e si ricomincia. Neuville rileva Klose. Del Piero non trova lo spiraglio letale a tre metri dalla meta, Buffon fa il miracolo su "Poldy". Lehmann, invidioso, lo imita su Pirlo. Poi Pirlo che vede Grosso. Occhi chiusi: sventola! Bastasse. Del Piero si beve tutti e infila il 2-0. Meraviglioso!

Per scaramanzia non parlo, aspetto domenica!

Alla prossima... ;)

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lunedì 3 luglio 2006

Michael: "Ora tutto è possibile"

















INDIANAPOLIS (Usa), 2 luglio 2006 - "Questo è un grande risultato sotto più punti di vista. Nelle ultime gare, a cominciare dal Canada, sapevamo di essere competitivi. Ma per una ragione o per l'altra non siamo riusciti a vincere. Oggi ogni cosa invece è andata per il meglio. Sì, sono davvero contento". Michael Schumacher si gode il quinto successo su 7 apparizioni a Indianapolis. Ma soprattutto i 6 punti guadagnati su un Fernando Alonso in difficoltà.
"Il miglior fine settimana possibile - ha detto il pilota Ferrari -. Per me in particolare, visto che la Germania venerdì scorso ha vinto. Ma ha vinto anche l'Italia, quindi sono contento. La gara? Più dura di quanto non si possa immaginare, ma siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto vedere. Quando tutto il pacchetto riesce ad esprimere il suo potenziale non siamo secondi a nessuno". Mondiale riaperto? "Sì, assolutamente sì. Ci sono ancora 80 punti a disposizione. Oggi ne ho guadagnati 6 su Alonso e non vedo ragione perchè non si possa continuare così".
E Massa? "Mi ha aiutato. Al via ha avuto un tempo di reazione eccezionale e ha fatto da lepre. Poi ho un ottimo rapporto con lui, si lavora bene insieme a Felipe". Al punto che Michael a fine gara lo ha sollevato per portarlo in trionfo. Perchè - gli ha chiesto un giornalista brasiliano - non lo ha mai fatto con Barrichello? "Solo perchè Rubens pesa più di lui, e non ci sarei riuscito...".
Massa a Indianapolis ha ottenuto il suo miglior risultato in carriera. "Sono felice - ha spiegato -. Anche di più, se possibile. In partenza sono riuscito addirittura a battere Michael, ho avuto uno scatto davvero buono. Poi ho spinto più che ho potuto, ma Michael è stato più rapido di me nei pit stop. Ma va benissimo così: per lui è bene per il Mondiale, e per me è comunque il mio miglior risultato in carriera".
Laconico Fernando Alonso. "Non siamo stati competitivi per tutto il fine settimana - ha detto -, quindi non sono sorpreso del risultato. Ma ho raccolto punti utili per il Mondiale. Adesso torniamo in Europa, a Magny-Cours, e potrò rifarmi. La ragione per cui non andavamo forte come le Ferrari? Semplice, le gomme. Nelle prime 9 gare le nostre Michelin erano perfette, in uno non ci hanno fatto andare forte. Un anno fa nella trasferta nordamericana avevo raccolto zero punti, adesso 14. Va bene così".
"Ho ottenuto un buon risultato - spiega invece Giancarlo Fisichella -, il massimo che potevamo ottenere oggi. Ho disputato una gara regolare: mi sono reso conto subito di essere più veloce di Alonso e, una volta conquistata la terza posizione, mi sono messo all'inseguimento delle due Ferrari, che però erano più veloci. E ho tenuto dietro Trulli, che è stato vicinissimo al superarmi".
"Una gara straordinaria per me - ha raccontato proprio il pilota Toyota -. Ero addirittura partito dai box, ma già ieri avevo detto che avrei rimontato e sarei andato a punti. Una gara stupenda, con una strategia d'attacco. E poi davanti siamo quattro macchine un po' tutte italiane (le due Ferrari, la Renault di Fisichella e la sua; n.d.r.): spero questo sia di buon auspicio per i Mondiali di calcio".

Alla prossima... ;)

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E adesso la Germania
















AMBURGO (Germania), 30 giugno 2006 - Damen und herren, signore e signori, Italia-Germania è servita! L'avevano desiderata e l'hanno ottenuta. E anche Shevchenko diventa piccolo piccolo davanti alla Nazionale, perché un 3-0 non ammette repliche; anche se l'incredibile Buffon non regala la gioia di un gol all'Ucraina. Marcello Lippi rivede la luce persa, ritrova un bel pezzo di Totti e soprattutto Toni che polverizza i suoi tormenti con una doppietta d'autore. Tipica del suo repertorio.
Il c.t. schiera il 4-4-1-1, rinunciando a un attaccante per inserire un centrocampista in più, Camoranesi, rinforzando cosi le fasce. Alla sua destra Pirlo e poi Gattuso e Perrotta. In difesa Barzagli dal primo minuto con Zambrotta a destra, Cannavaro e Grosso a sinistra. Oleg Blochin rinuncia all'idea Rebrov e alla chioccia Sheva affianca Milevskiy, quello del cucchiaio: i due punti di riferimento. Strana la disposizione dei gialli dell'Est che marcano a uomo e propongono un gioco piuttosto prevedibile che gli azzurri assimilano subito; soprattutto l'evidente inferiorità numerica davanti all'area di rigore.
Camoranesi intuisce per primo e scalda le polveri con un azione centrale e un tiro dal limite che esce di poco. Quasi una prova generale del gol di Zambrotta: stessa falcata che taglia in due l'Ucraina e bolide che Shovkovskyi devia appena in rete. Ecco l'Italia che piace a Lippi, veloce sulla fasce, aggressiva a centrocampo, dove Gattuso conquista palle e si immola per la causa. Che ritrova Pirlo e alcune intuizioni di Totti, anche se al romanista manca ancora il passo in più che fa la differenza.
Blochin davanti allo strapotere degli azzurri corregge in corsa con la soluzione migliore: un attaccante, Vorobey, per un difensore, Sviderskyi che va a comporre con Sheva e Milevskiy un tridente davanti a Buffon. Ma non c'è storia davanti alla difesa azzurra e l'immensità di Cannavaro. Che si concede solo al 41' con il primo vero tiro degli ucraini, non a caso di Shevchenko, che Buffon lascia sfilare sul fondo. L'Ucraina perde Rusol per in infortunio al piede destro; al suo posto entra Vashchuk; due terzini di ruolo. Alla fine del primo tempo all'Ucraina resta solo il 58 per cento di possesso palla: macchinoso e micragnoso.
Secondo tempo e Toni scarica sul fondo. Ci prova il viola, ci mette il cuore. Appesantito incalza, lotta. Fa quasi rumore. Un gol gli cambierebbe la vita. Monta però la banda di Sheva; non ha nulla da perdere. Si mantiene alta e pressa. Il gol lo sfiora, ma dalla mischia spunta Buffon che devia in angolo, con un gesto innaturale, il colpo di testa ravvicinato di Kalinichenko. Prepariamoci a soffrire. Santo Buffon si ripete al 13'; respinge non si sa come su Gusev, la palla finisce a Kalinichenko che va sbattere su Zambrotta, il terzo palo.
Ma poiché Dortmund non è più un'opinione, l'Italia si scuote a torna a battere sul chiodo. Grosso ci riprova e dalla bandierina allarga per Totti che cambia la vita a Toni: il suo solito colpo di testa, rapinoso, per questo bello. La fortuna ci assiste: la traversa dice no a Gusin. La Nazionale è stanca. Camoranesi merita il rigore. Lippi decide: fuori Pirlo e Camoranesi per Barone e Oddo, la benzina per arrivare alla meta. Ma l'ottano in più ce l'ha Zambrotta: sontuosa penetrazione in area dalla sinistra e tocco per Toni che fa il tap in. E chi lo ferma più? Chi ci ferma più? Perdonaci Sheva, ma la standing ovation è per il tuo amico Gattuso che lascia a Zaccardo.


Alla prossima... ;)

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