domenica 28 gennaio 2007

Corto Circuito 1 e 2















Titolo originale: Short Circuit
Regia: John Badham
Cast: Ally Sheedy, Steve Guttenberg, Fisher Stevens, Austin Pendleton, G.W. Bailey
Genere:Commedia/Fantastico
Durata: 98'
Anno: 1986
Nazione: Usa
Produzione: Gregg Champion, David Foster, Lawrence Turman
Distribuzione:Twentieth Century Fox Home

Trama:Liberato da un fulmine che colpisce il laboratorio dove é stato creato, un robot vola via in cerca della libertà. Farà amicizia con una ragazza ecologista e grazie anche all'aiuto del suo creatore sfuggirà alla cattura della polizia.
















Regia:Kenneth Johnson
Cast:Fisher Stevens, Michael McKean, Jack Western
Genere: Commedia
Durata: 110 minuti
Anno: 1988
Produzione USA
Trama: Capitolo secondo (molto meno felice del precedente) delle avventure di Johnny Five, il super robot dalla memoria e dall'intelligenza galattiche. Ha trovato pare il giusto impiego in un laboratorio che costruisce giocattoli ad alto livello tecnologico. Ma un losco individuo cerca di rapire Johnny Five per usarlo per i suoi scopi.

Ed ora tocca a me:Come non potevo annoverare nella mia conoscenza cinefila (dopo i Goonies) queste 2 uscite cinematografiche degli eigthies che m'hanno accompagnato nell'infanzia.

Alla prossima ;)

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sabato 27 gennaio 2007

Jakob il bugiardo














Regia:Peter Kassovitz
Cast:Robin Williams, Alan Arkin, Bob Balaban, Hannah Taylor-Gordon
Genere: Commedia
Durata:105 minuti
Produzione: USA
Anno:1999

Trama: Seconda guerra mondiale: nella Polonia occupata dai tedeschi, Jakob, ex proprietario di un caffè, tiene sollevati gli animi della comunità ebraica mandando in onda per radio dei falsi bollettini di guerra che narrano di vittorie degli alleati contro i nazisti...

Lietta Tornabuoni (La Stampa)
Dal romanzo di Yarek Becker sul tempo dell'Olocausto, un altro eroe che, come il protagonista de La vita è bella di Benigni, mente per sopravvivere. Nel ghetto di una piccola città polacca, l'ingenuo proprietario di caffé Jakob si fa comunicatore di notizie militari incoraggianti sulla seconda guerra mondiale, per confortare e lasciar sperare i suoi compagni di sventura. Non manca quell'umorismo (ebraico, in questo caso) che sembra ormai divenuto indispensabile in ogni film sull'atroce eliminazione degli ebrei da parte dei nazisti. Il protagonista Williams è spesso melenso, come gli capita quando si propone di essere serio.

Ed ora tocca a me: Film stupendo, m'è piaciuto tantissimo!!! Grande Robin Williams!!!

Alla prossima ;)

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sabato 20 gennaio 2007

San Nicola - Splendori d'arte d'Oriente e d'Occidente -


Castello Svevo dal 7 dicembre 2006 al 6 maggio 2007

orari: tutti i giorni 9.30 - 19.30

biglietti (mostra + castello): intero euro 9,00; ridotto euro 7,50



Le suggestioni dell'Asia Minore e le sontuosità bizantine. La Turchia musulmana e l'Italia cattolica. La Russia ortodossa e l'Olanda protestante, il fiabesco Levante e la futuristica Manhattan, in un vortice di racconti, immagini e miracoli. Viaggio attraverso infiniti luoghi e migliaia d'anni: quindici secoli, tre continenti, manciate di culture. E arte, sublime e universale, misteriosa e ieratica. Per tratteggiare l'enigmatica figura di San Nicola, popolare nella Chiesa greca ed in quella latina, capace di suscitare devozione e consensi presso popoli lontani e diversi. Vescovo di Myra, in Asia Minore, nella prima metà del IV secolo, la sua attività pastorale si distinse per generosità, equilibrio e determinazione. Poche le notizie sulla sua vita, ben presto avvolta in un'aura di leggenda e arricchita di particolari suggestivi e miracolosi: gli agiografi lo confusero addirittura con un altro santo, Nicola il Sionita - vissuto nel VI secolo, nella stessa zona dell'Asia Minore - e contaminarono le rispettive biografie. Le sue reliquie, trafugate da alcuni mercanti nel 1087, furono trasportate a Bari, di cui divenne patrono e dove gli fu eretta una famosa basilica. Un importante culto, destinato ad una rapida espansione nell'area mediterranea, si sviluppò attorno al suo sepolcro, da cui si sprigionava un prodigioso liquido noto come "santo myron". Una mostra pugliese celebra oggi quest'affascinante personaggio, ripercorrendo le principali tappe della lunga ed avvincente vicenda che, attraverso i secoli, ne ha fatto un santo universale e transconfessionale, venerato in contesti geografico-culturali anche assai diversi tra loro. Promossa dall'Assessorato alle Culture del Comune di Bari, dall'Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, l'esposizione è ospitata presso le splendide sale del Castello Svevo di Bari e presenta numerosi capolavori d'importanti artisti - tra gli altri, Beato Angelico, Paolo Veneziano, Lorenzo Monaco, Lorenzo Lotto, Alvise e Bartolomeo Vivarini, Jan Steen, Andy Warhol - che hanno rappresentato storie e miracoli legati alla figura di San Nicola, ponendo l'accento sulla diffusione a vasto raggio della sua immagine e sulle sue differenti interpretazioni. Curato da Michele Bacci in collaborazione con Fabio Marcelli, l'allestimento si segnala anche per la presenza d'otto antichi dipinti su tavola - provenienti dal Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai -, vere e proprie rarità che costituiscono le più antiche icone conosciute in onore del Santo, nonché le sue più antiche rappresentazioni pittoriche. Oltre a ciò, è possibile ammirare numerose opere della storia artistica europea e mediterranea, tra cui una serie d'avori ed oggetti in oreficeria bizantini dei secoli X e XI, eccezionali sculture d'età romanica (come il capitello istoriato del Museo Nazionale della Catalogna) e pregevoli manoscritti miniati di origine austriaca e fiamminga.
Domanda del secolo: "Riuscirò ad andarci?" :)
Alla prossima... ;)

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giovedì 18 gennaio 2007

Non ho sonno













Regia:Dario Argento

Cast: Rossella Falk, Stefano Dionisi, Chiara Caselli, Gabriele Lavia, Max von Sydow, Paolo Maria Scalondro, Roberto Zibetti, Elisabetta Rocchetti, Massimo Sarchielli, Renato Liprandi, Roberto Accornero, Alessandra Comerio, Barbara Mautino, Luca Fagioli, Barbara Lerici

Genere Giallo

Durata:118 minuti

Produzione: Italia

Anno:2000

Trama: La luce si spegne, parte la musica ossessiva, nell'ombra si materializza una sagoma, c'è una scala, c'è una porta, e schizza il sangue. È il rituale, eterno, di Dario Argento, rituale furbo e funzionale che qui si ripete una quindicina di volte. Si parte da tre amici adolescenti, siamo a Torino nel 1983. I ragazzi sono appassionati di filastrocche sugli animali. È lo spunto per il primo omicidio (della madre di uno dei tre) e di tutti gli altri che avvengono nel 2000. Il sospettato era un nano. Ogni vittima muore (sempre in modo agghiacciante) nel segno di un animaletto ritagliato nella carta: accanto alla testa, recisa, di una ballerina vestita da cigno l'assassino lascia un cigno, eccetera. Catarsi finale. Storia complicatissima col rito della morte troppo frequente. Certo, funziona, ma un po' a buon mercato.

Lietta Tornabuoni (La Stampa)
Donne straziate a morte: con la gola sfondata da un corno inglese, con la faccia sfracellata picchiandola contro un muro, con la testa mozzata, affogate nella vasca d'un lavatoio. Sangue, dappertutto. Un nano scrittore di romanzi gialli. Uccisioni 1983, troppo simili ad altre uccisioni 2000. Un omicidio con una penna stilografica, infitta nella tempia. Le unghie lunghe laccate di scuro della mano d'una ragazza ammazzata, strappate via con violenza sino a far sanguinare i polpastrelli, così da non poter conservare alcun lembo di pelle per l'identificazione del Dna. Un bambino cattivo. Il dolore delle case disabitate. Una bara vuota. Dalla strada, la polizia spara contro un ragazzo che dà le spalle alla finestra del primo piano, e gli spappola il capo. Nel nuovo film di Dario Argento, il cui titolo Nonhosonno dev'essere scritto tutto attaccato come in un indirizzo elettronico, ci sono brani bellissimi: un treno vuoto che corre nella notte, mentre dall'esterno s'intravede una figura femminile in fuga; il modo incespicante, sconnesso delle ragazze che camminano, quasi si precipitano impaurite nell'oscurità; una casa torinese come un parallelepipedo ocra del mistero, e le strade spopolate, le villette in abbandono, i quartieri soli della città più razionale e più irrazionale d'Italia (il film è stato girato a Torino). Poi ci sono tutti gli espedienti dello spavento tipici del regista e dell'horror: le lame lucenti di armi da taglio, inquadrature in cui le immagini si sovrappongono e s'intersecano, voci dal buio che invocano il nome della vittima destinata, canzoncine, enigmatico soffiare, rumori agghiaccianti, promesse (“Troverò chi ha ucciso tua madre, dovessi metterci tutta la vita”). C’è un finale insensato, un colpevole impossibile: pazienza. Ci sono stimati attori teatrali: Rossella Falk, Gabriele Lavia. Ci sono scene (l'omicidio di una prostituta, Lavia che si finge colpevole) quasi identiche a scene di Tenebre (1983) o di Profondo rosso (1975): il regista non lascia l'horror per andare verso il giallo, semplicemente torna a se stesso. Questo dà a Nonhosonno un'aria già vista, antiquata; la musica enfatica e primaria dei Goblin contribuisce a un'impressione di obsolescenza. A Torino, dove nel 1983 erano stati commessi una serie di atroci delitti di cui non s'era trovato il colpevole, gli ammazzamenti ricominciano. Indaga Paolo Maria Scalondro, poliziotto aggiornato, elettronico. Indaga pure Max von Sydow, poliziotto in pensione che ha perduto la memoria e il sonno, che lavora per riflessione (quando non dorme, pensa) e per intuito, che si fa aiutare da Stefano Dionisi, figlio d'una vittima del 1983: insieme scoprono una filastrocca infantile che l'assassino mette in pratica con esattezza paranoide... Tra gli attori, sono stati molto ben scelti Roberto Zibetti, visto in Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, e Paolo Maria Scalondro, visto di recente alla tv in Distretto di polizia: le facce di tutt'e due hanno una eloquenza, un carattere che basta a svelare i rispettivi personaggi.

Ed ora tocca a me: Sinceramente l'avevo già visto, avevo tralsciato alcuni dettagli, quando l'ho rivisto m'è piaciuto ancor di più.Molto bello!

Alla prossima... ;)

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martedì 16 gennaio 2007

Il Sole nelle mani






Inaugurata a Bari la mostra «Il sole nelle mani»
In mostra 250 scatti di un viaggio attraverso il territorio barese
20/12/2006 – Si è inaugurata venerdì 15 dicembre a Bari, alla presenza del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D’Alema, la mostra “Il Sole nelle Mani” – Bariphotocamera – Uno scatto per l’economia.Promossa ed organizzata dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bari, in partnership e con il patrocinio dell’assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, e con la sponsorizzazione ufficiale di Fidanzia Sistemi, la mostra, ideata da Chicca Maralfa e curata da Cosmo Laera, nasce da una sfida ambiziosa lanciata dal mondo delle imprese a quello della fotografia d’autore: cercare un punto di incontro, visibile, fra economia e cultura.“La mostra Il sole nelle mani – dice Luigi Farace, presidente della Camera di Commercio di Bari - è per noi un riconoscimento a Bari, alla sua provincia, alle imprese ed al territorio. E’ un modo efficace e concreto per dare visibilità a uomini, aziende e luoghi, per premiare la loro tenacia e riconoscerne i talenti, in un rinnovato rapporto fra economica, cultura e creatività” 150 fotografi italiani e stranieri hanno aderito al progetto Bariphotocamera della Camera di Commercio di Bari, proponendo affascinanti percorsi per immagini che narrano imprese, luoghi, zone industriali, centri di eccellenza, porti, strade, aeroporti, nel territorio di Bari e della sua provincia, in un’ottica innovativa e personale.Francesco Cito e Mario Cresci, rispettivamente con i lavori fotografici “Barche, pescatori e pesci” e “Il sole nelle mani” , sono i vincitori ex aequo del premio internazionale di fotografia “Bariphotocamera”.In esposizione 250 scatti selezionati tra i lavori più significativi, in un viaggio attraverso il territorio barese raccontato e rivisitato dalla sensibilità artistica degli autori. Lavori inediti, realizzati ad hoc da Mario Cresci, Francesco Cito, Cristina Bari, Carmelo Bongiorno, Enrico Bossan, Donato Del Giudice, Davide Monteleone, Gianni Cataldi, Stefano Di Marco, Francesco Giusti, Claudio Gobbi, Ramak Fazel, Massimo Siragusa, Claudio Sabatino e Simona Ongarelli e tanti altri.Il percorso espositivo si snoda tra le mille realtà produttive di una terra che ha il Sole nelle mani “perché - scrive Mario Cresci - in questa idea simbolica di luce in cui la fotografia vive si collocano sia le immagini di un passato rurale, ineludibile, sia la ricerca attuale: perché il sole vita dell’antica cultura delle mani ha la stessa valenza della luce della mente che illumina i saperi e la speranza del futuro”. Con il suo obbiettivo Mario Cresci ci porta alla scoperta dell’Istituto Agronomico Mediterraneo, centro di ricerca e di formazione internazionale per l’agricoltura, fiore all’occhiello del territorio barese, ma anche luogo di incontro fra popoli, dove si confrontano saperi, tecniche e soprattutto diverse culture. Un mondo di convivenza e tolleranza che vuole essere assurto a modello di vita.Francesco Cito affronta invece uno dei mestieri più antichi delle città costiere: la pesca. Un reportage vero e proprio il suo, un viaggio nella tradizione custodita dal pescatore Mimmo con le rughe di fatica sul volto, ma anche uno sguardo sulla modernità degli allevamenti ittici, il nuovo “fronte” del mare. “In un mondo in trasformazione solo la fede resta immutata”, scrive Cito, che ha fotografato il rituale dei una processione a mare, con la Madonna a poppa sui pescherecci. Tante altre le realtà affrontate in mostra, come il viaggio nel comparto caseario, proposto da Carmelo Bongiorno, che ci racconta il latte nelle sue tante forme, luce e materia, campagna e acciaio, dalla terra all’industria, padri e figli legati da un filo bianco che si trasforma, lì dove le mani non avranno mai paura di essere sostituite dalle macchine. Terra e mare, solidità e fluidità, tradizione e innovazione, identità e trasformazione: un inesorabile divenire che, complice la fotografia, viene raccontato in questa mostra. Ciò che è sotto gli occhi di tutti viene nobilitato dallo sguardo autoriale di questi grandi fotografi, che riportano luoghi, contesti, situazioni e persone con una carica espressiva tale da costringere lo spettatore a riconsiderarne la valenza estetica e sociale. Dopo l’esordio barese la mostra farà tappa nelle gallerie Fnac in Italia e all’estero.Il catalogo, curato da Cosmo Laera e Chicca Maralfa e con testi di Gabriel Bauret, Giovanna Calvenzi, Oscar Iarussi e Antonella Pierno, è edito da Federico Motta Editore. Hanno collaborato al progetto Bariphotocamera: Comune di Bari (assessorati alle Culture ed alle Attività Economiche); Provincia di Bari (Assessorato alle Attività Produttive; Regione Puglia (assessorato allo Sviluppo Economico); Club delle Imprese per la Cultura di Confindustria, Bari.Sono partner culturali dell’iniziativa: Le Gallerie Fotografiche Fnac; Accademia delle Belle Arti di Brera – Dip. Di progettazione e Arti Applicate – Scuola di Fotografia; Pinacoteca provinciale “Corrado Giaquinto” Bari; Dipartimento di Architettura ed Urbanistica del Politecnico di Bari – Museo Universitario di Fotografia.
Ed ora tocca a me: A parte qualche foto, nel complesso davvero una bella mostra soprattutto molto bravo Mario Cresci!!!

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lunedì 15 gennaio 2007

U-571













Titolo originale: U - 571
Nazione: Usa
Anno: 2000
Genere:Azione/Thriller
Durata: 115'
Regia: Jonathan Mostow
Sito ufficiale:www.u-571.com
Sito italiano: www.uip.it/minifilm/u571
Cast: Matthew McConaughey, Bill Paxton, Harvey Keitel, Jon Bon Jovi.
Distribuzione:Uip
Uscita prevista: 06 Ottobre 2000 (cinema)

Trama: Durante la seconda guerra mondiale l'equipaggio di un sommergibile americano ha avuto ordine di impossessarsi dei codici di comunicazione militare dei tedeschi all'interno del sommergibile U - 571. Impresa difficile e rischiosa. Tratto da una storia vera.

Lietta Tornabuoni (La Stampa)
L'ambizione sarebbe quella di rifare un film di guerra semplice ed emozionante, alla maniera degli Anni Quaranta e Cinquanta: ma gli stereotipi bellici dei conflitti subacquei di cinquant'anni o quarant'anni fa risultano oggi più stonati che eroici. La maggior parte delle scene con il sottomarino americano U-571, nel film prodotto da Dino De Laurentiis, sono state realizzate a Cinecittà. Nella Storia, l'audace missione nel corso della battaglia dell'Atlantico durante la seconda guerra mondiale, nell'aprile del 1942, venne portata a termine da un sommergibile inglese: quindi, grandi proteste degli storici e naturalmente degli inglesi.

Ed ora tocca a me: 'Na figata :D

Alla prossima... ;)

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Trappola nel tunnel














Titolo originale: Daylight

Regia:Rob Cohen

Cast:Sylvester Stallone, Amy Brebbeman, Stan Show, Sage Stallone, Viggo Mortensen, Claire Bloom

Genere:Avventura

Durata:115 minuti

Produzione: USA

Anno:1996

Trama: Un incidente blocca il tunnel che unisce l'isola di Manhattan a New York. C'è un'esplosione, migliaia di persone sono bloccate. Il mare potrebbe irrompere ed essere strage. Ma Stallone prende in mano la situazione e risolve tutto alla sua maniera. Grandi effetti, i soliti paradossi. C'è chi li ama.

Tullio Kezich (Il Corriere della Sera)
Ci sono film (ma anche libri, articoli, trasmissioni televisive) che sembrano fotocopie; e talvolta, addirittura, la fotocopia di una foto-copia. Sicché se ricordate L’avventura del Poseidon (1972) è come aver già visto anche questo recentissimo Daylight - Trappola nel tunnel, appena uscito negli Usa, che è basato sullo stesso spunto: un gruppo di personaggi incappati in un disastro cercano una via d’uscita dalla trappola in cui sono finiti. Tranne che il «Poseidon» era una nave rovesciata da un’onda gigante e per i naufraghi si trattava di trovare il modo di risalire dal ponte alla stiva, con tutte le costruzioni scenografiche disegnate e realizzate a testa in giù. Gli sfortunati personaggi di Daylight sono invece rimasti bioccati da un’esplosione nell’Holland Tunnel, la galleria che unisce l’isola di Manhattan al NewJersey, e non sanno come venirne fuori.Un difetto del film è certamente di non farci capire dove si trovano con esattezza i poveretti e attraverso quale percorso dovrebbero pervenire a riveder l~ stelle. Un secondo difetto è lo scarso interesse degli interpreti riuniti intorno a Sylvester Stallone, mentre nell’agguerrito cast del Poseidon figuravano fra gli altri i rampanti Gene Hackman ed Ernest Borgnine, oltre alla pluripremiata Sheiley Winters in una memorabile nuotata subacquea che valeva l’intero film.Non ci commuove granché la vicenda personale di Stallone, che rimosso per un doloroso equivoco dalla carica di capo dei servizi di soccorso si è ridotto a fare il taxista; e in tale veste, comunque, allo scoppio dell’incidente nel tunnel si precipita a dare una mano pur avversato e poco gradito dall’ufficialità. Quando è riuscito a calarsi nel cuore del disastro, sfidando le eliche vorticose dei canali di aerazione, Sly scopre che lo sventato Viggo Mortensen è già rimasto vittima del proprio spericolato esibizionismo; e che lui può contare sulla buona volontà del poliziotto nero Stan Shaw e della scrittrice in crisi Amy Brenneman con la quale si prevede abbraccio finale. Neppure a quel punto, però, l’ingrugnato eroe si deciderà a cambiare espressione. Anche il resto non sorprende, inclusa la morte della meschina Claire Bloom (come finisce il mito di Luci della ribalta!), perché siamo di fronte a uno di quei film sempliciotti dove i personaggi hanno scritto in faccia il proprio destino. Prevediamo perfino che alla fine si salverà il cane per un po’ creduto morto.Se il genere è di vostro gusto, comunque, questa laboriosa fatica di Rob Cohen vi scionina una serie ininterrotta di esplosioni, boati, croffi, allagamenti e via catastrofando. Il tutto fabbricato con allucinante realismo, lo possiamo dire con una punta di orgoglio nazionale, negli studi di Cinecittà, dove approfittando di un’eccellente professionalità e di favorevoli condizioni economiche la produzione americana ha provveduto a far costruire il tunnel maledetto.

Ed ora tocca a me: Ovviamente piaciuto :D

Alla prossima... ;)

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domenica 7 gennaio 2007

Mars attacks














Regia: Tim Burton
Cast: Rod Steiger, Annette Bening, Glenn Close, Jack Nicholson, Sarah Jessica Parker, Michael J. Fox, Pierce Brosnan, Martin Short, Danny DeVito, Tom Jones, Lukas Haas, Jack Black
Genere: Commedia
Durata: 110 minuti
Produzione: USA
Anno: 1996

Trama: Una flotta di dischi volanti raggiunge gli Stati Uniti. Il Presidente organizza un comitato di accoglienza mentre c'è già chi pensa di fare affari con loro. Il primo impatto è devastante: basta il volo di una colomba, simbolo di pace, per scatenare un massacro ad opera dei marziani. Dopo le scuse di rito, c'è l'invito al Congresso dove gli alieni si preoccupano di eliminare gran parte dei rappresentanti. Ormai lo scontro è aperto. Anche il Presidente viene ucciso ma gli States verranno salvati da un ragazzino e dai dischi ascoltati da sua nonna. Tim Burton mette in piedi un Luna Park sugli "alieni al cinema" prendendo spunto da una raccolta di figurine degli anni Cinquanta messe al bando all'epoca perché troppo "violente". Marziani e terrestri sono grotteschi ma gli abitanti del nostro pianeta sono anche squallidi. Il Presidente degli Stati Uniti, affidato a un Nicholson in gran vena, diventa emblema di una "civiltà" così mistificante da non avere più neanche il coraggio della brutalità.

Lietta Tornabuoni (La Stampa)
Archeologo sentimentale della sua infanzia e della puerilità del cinema, innamorato del passato e amante dello scherzo, Tim Burton trentasettenne fa con Mars Attacks! la parodia d'ogni parodia e la satira della società americana fine secolo, un'evocazione tenera della prima ingenua fantascienza spettacolare, un cinema cannibale nutrito di cinema, un film molto divertente, intelligente: e conferma la propria immaturità perenne, quell'insopprimibile legame nostalgico col se stesso ragazzino o adolescente, quel tenace rifiuto dell'età adulta che in qualche misura lo avvicina a Steven Spielberg o a Nanni Moretti. Marte va all'attacco dell'America, e l'America non è preparata. Il presidente degli Stati Uniti (Jack Nicholson, straordinario) ha una miope fiducia nella buona disposizione marziana e nella propria seducente parlantina da politico, si lascia trasportare dagli slogan (“È l'evento più importante da quando Gesù apparve in Galilea”), pensa vanesio soprattutto alla propria immagine (“Parlerò su tutte le reti, metterò il completo di Cerruti”). I capi militari americani possono essere bianchi guerrafondai (Rod Steiger) o neri pacifisti, risultano comunque incapaci, inetti. Lo scienziato di Stato Pierce Brosnan giocherella affabilmente con la sua pipa senza capire assolutamente nulla. I telegiornalisti sono tanto concentrati su se stessi (“Come stanno i miei capelli, stanno bene?”) da non riuscire a vedere quanto accade (e Sarah Jessica Parker finirà con la testa ben pettinata innestata sul corpo d'un cagnolino). Tutti sono ottimisti, curiosi ed euforici come davanti a un nuovo spettacolo, neppure capaci d'immaginare un pericolo della realtà. I marziani arrivano, e sono marziani: brutti mostriciattoli verdi alti un metro, dall'enorme cervello, scheletrici e macrocefali, con grandi occhi a palla. “Veniamo in pace” proclamano bugiardi: e cominciano a devastare tutto e tutti, ammazzano coi loro raggi verdi anche l'intero gruppo dei politici del Congresso, distruggono la Casa Bianca, i Casinò di Las Vegas, il Campidoglio a Washington, la Torre Eiffel a Parigi, il Big Ben a Londra, incendiano edifici, fanno crollare città. Sono invincibili perché nessuno arriva a capirli; sono imprevedibili come adolescenti malvagi e irrequieti dediti ad atti gratuiti; sono incomprensibili come una banda eccitata di bambini anarcoidi. Infatti soltanto due bambini neri esperti videogiochisti sanno colpirli, soltanto un ragazzo insieme con la nonna riuscirà a sconfiggerli, diffondendo altissima una musica melodica che i marziani non sopportano: quelle note vanno loro alla testa, struggono i grandi cervelli, li uccidono. A salvare l'America e il mondo sono dunque un adolescente e una vecchia, cittadini improduttivi e quindi socialmente considerati dei marziani, degli alieni. Lo stile di Mars Attacks! si rifà ai vecchi film di fantascienza (Ultimatum alla Terra, Il pianeta proibito) con cui Tim Burton produttore e regista è cresciuto, a certe figurine vistose, colorate e rozze usate per la pubblicità della gomma da masticare Topps che Burton collezionava nel 1962. L'ambientazione non contemporanea e neppure d'epoca inventa un inedito retro atemporale. Gli effetti speciali costosi e sapientissimi vogliono apparire artigianali, poveri (si rivede Godzilla, un gigantesco robot ferrigno insegue le auto). La guerra Marte-Terra risulta mistificata quanto la guerra del Golfo. Bello, spiritoso, divertente. Magari con qualche momento sfiduciato a metà del film, come se il regista avesse perduto entusiasmo ed energia, però con interpreti magnifici: Jack Nicholson irriconoscibile recita anche la parte d'un boss di Las Vegas, marito di una Annette Bening New Age seguace delle filosofie orientali e dell'armonia universale; Lisa Marie, compagna del regista, interpreta con una sterminata parrucca bionda l'unica Ragazza di Marte dall'aspetto più o meno terrestre.

Tullio Kezich (Il Corriere della Sera)
«Ak! Ak! Ak!». Strillando versacci incomprensibili, a bordo di una miriade di dischi volanti, in un giorno di maggio di un anno qualsiasi, gli omini verdi del pianeta Marte calano in massa sulla Terra. Fedelmente ricalcato su una serie di figurine per ragazzi edite dalla Topps nel 1962, Mars Attacks! (fuori concorso alla Berlinale) è uno scherzaccio che nella sua ammiccante e clamorosa buffoneria contiene un discorso serio. Su una sceneggiatura dell’inglese Jonathan Gems, il geniale regista Tim Burton mette in scena una ventina di personaggi sparsi qua e là per gli Stati Uniti; e la caratteristica che li accomuna, dal presidente Jack Nicholson all’imprenditore imbroglione di Las Vegas (ancora Nicholson), da Glenn Close in figura di First Lady al ringhioso Rod Steiger generale superfalco, dallo scienziato credulone Pierce Brosnan alla sciocchissima giornalista televisiva Sarah Jessica Parker e via elencando, è quella di volere tutti continuare il proprio gioco meschino: come Danny De Vito, che, marziani o no, pensa a buttare i dadi al casinò e basta.Se Il dottor Stranamore di Kubrick, un film ai quale Mars Attacks! sotto taluni aspetti si richiama, era un libello mirato contro i militari e gli scienziati asserviti ai loro diabolici disegni, qui non troviamo messaggi a senso unico. Sulla Terra non ci sono veri cattivi, solo imbecilli. E proprio a una flaubertiana contemplazione della stupidità si abbandona Burton, constatando l’incapacità di prendere misure adeguate nei riguardi degli invasori, che ben presto si rivelano cattivissimi: mitragliano i Congresso; fanno saltare la Tour Eiffel, il Big Ben e il Taj Mahal; e infine portano l’assalto fin dentro la Casa Bianca. Al meglio delle sue capacità ironiche, Nicholson disegna una memorabile satira del politico senza qualità, roba da far fischiare le orecchie anche a qualche omologo nostrano, nella scena in cui rivolge agli ospiti indesiderati un untuoso discorso demagogico ricevendone in cambio una meritatissima pugnalata.Non altrettanto centrato è il secondo personaggio schizzato dal grande attore, che non giustifica l’espediente del doppione. Come del resto altre partecipazioni al film risultano pleonastiche e scolorite, inclusa quella di De Vito; mentre il ritmo qua e là perde colpi. Ma nel suo procedere baldanzoso Mars Attacks! si riprende da ogni scivolone in una chiave bizzarra e svariante che assicura alla veterana Sylvia Sydney il ruolo di ignara e arteriosclerotica salvatrice della Terra solo perché ama le vecchie canzoni come Indian Love Call. Per affermare, fra una risata e l’altra, fra un brivido di paura e l’altro, che l’umanità potrà salvarsi soltanto privilegiando l’ingenuità disinteressata sulla miope furberia.

Ed ora tocca a me: Ovviamente film stupendo, come stupendamente il regista (uno qualunque :D ) utilizza personaggi tratti dal passato per fare un film d'ambientazione futura. Molto bello :)

Alla prossima... ;)

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