giovedì 23 novembre 2006

M.a.s.h.



















Regia: Robert Altman
Cast: Sally Kellerman, Donald Sutherland, Elliott Gould, Robert Duvall, Tom Skerritt, Roger Bowen
Genere: Commedia
Durata: 116 minuti
Produzione: USA 1970
Trama: Il film racconta la storia di un'équipe di chirurghi in un ospedale militare che se la ridono della disciplina e non si preoccupano di andare incontro a sanzioni, dimostrando tutto il loro disprezzo per la guerra. Commedia satirica, graffiante che, andando al di là delle intenzioni stesse dello sceneggiatura, mette a nudo l'ipocrisia ufficiale durante la guerra di Corea. Dissacra tutto, anche i caduti in quella sporca guerra. Sul piano formale si tratta di uno dei grandi capolavori del cinema. Altman stupisce per la capacità di adoperare un linguaggio realistico e per l'abilità nel montare insieme realismo e satira, lasciando il pubblico incerto sulla natura di quello che sta vedendo.

Alberto Moravia
Mash di Robert Altman è un film di guerra che ha vinto il premio ai festival di Cannes probabilmente perché è un film di guerra. Allora Cannes sarebbe diventato un luogo di riunione di coloro che un tempo venivano chiamati “guerrafondai”? Tutt’altro, il film senza dubbio è stato premiato perché considerato pacifista. Vediamo adesso se questo pacifismo risponde a verità. Secondo i polemologi, la guerra sarebbe una specie di salasso che certe nazioni le quali hanno troppo di qualche cosa (troppi uomini, troppa ricchezza, troppi prodotti, troppi quadri dirigenti, troppi disoccupati, ecc. ecc.) infliggono a se stesse più o meno inconsciamente. Quanto dire che le guerre non si farebbero perché non si ha qualche cosa e si vuole derubarne il vicino; ma perché si ha troppo di qualche cosa e ci si serve del vicino per iiberarsene. Per esempio i paesi poveri hanno troppi uomini mentre i paesi ricchi hanno troppe ricchezze. Ecco una guerra già pronta. Attraverso la guerra, ricchezza e popolazione saranno “sgonfiate”. In realtà questo è avvenuto in Europa durante gli ultimi due secoli. La bomba atomica non modificherebbe questo stato di cose. Essa sarebbe semplicemente un’arma alla misura delle masse. Ma perché c’è troppo di qualche cosa? È qui che Mash, film apparentemente pacifista ma in realtà bellicoso, può dare una risposta. C’è troppo di qualche cosa allorché c’è repressione ossia deviazione di energia per fini aggressivi. In Mash si racconta la vicenda di due chirurghi buontemponi e goliardici ma bravissimi nella loro professione i quali, capitati durante la guerra di Corea in un ospedale da campo, si fanno beffa delle convenzioni che sono proprie della società militare. Il loro bersaglio preferito è un capitano grande lettore della Bibbia e nell’intimità (relativa) della propria baracca grande cacciatore di gonnelle. Il capitano salta addosso a un’infermiera e non si accorge che un microfono permette ai suoi due colleghi di registrare i gemiti, i ruggiti e le rumorose agonie dell’amore. Svergognato, il capitano dà in escandescenze e viene portato via di peso tutto legato in una camicia di forza. Abbiamo detto che la repressione è all’origine della guerra. Ora tra il capitano ipocrita che va a letto con le infermiere e i due chirurghi che lo svergognano, non c’è dubbio che i repressi sono questi ultimi. Noi sappiamo infatti che il capitano finge di essere religioso ma in realtà ama le donne; ma non sappiamo affatto cosa amano i due chirurghi, perché essi non fingono e non sono ipocriti e quello che fanno (operare i feriti di guerra) io fanno bene e sul serio. Così in mancanza di altre spiegazioni, bisogna pur credere che essi non amano le donne ma soltanto il loro mestiere cioè la guerra. Repressi ed efficienti, ce l’hanno con il capitano non già perché è ipocrita ma perché non è represso e dunque, probabilmente, non è efficiente. Del resto il film ha una sua atmosfera che puzza di caserma lontano un miglio. Non è la caserma prussiana, d’accordo; è la caserma anglosassone, kiplinghiana, hemingweiana, dove si scherza e si prende in giro la guerra ma per farla meglio. Le beffe che i due chirurghi goliardici combinano contro i loro colleghi militaristi hanno sempre per agente catalizzatore il sesso. Ma i due allegroni, loro, sono casti. Così il militarismo si manifesta per quello che è: una repressione così completa è così profonda che non resta che ridere e scherzare e fare la guerra. Come sempre avviene in film dei genere, gli attori sono bravi ma di una bravura che sfiora pericolosamente il luogo comune simpatico e pseudo-liberatorio. Donald Sutherland e Tom Skerrit, tra uno scherzo e l’altro, si immergono fino al naso nel sangue delle sale operatorie. Sembrano, con la loro allegria di buon augurio, due ostetrici che presiedono alla nascita di nuove esistenze. In realtà mettono la loro scienza al servizio di quello che qualcuno ha chiamato un infanticidio collettivo ritardato. Cioè della guerra.

Tullio Kezich
La sigla del titolo significa Mobile Army Surgical Hospital e sta a indicare un ospedale chirurgico da campo durante la guerra di Corea. Sceneggiato da Ring Lardner jr (che fu uno dei «10 di Hollywood» vittime della caccia alle streghe) e diretto da Robert Altman (un esordiente di grossa esperienza televisiva), M.A.S.H. si colloca fra il dottor Stranamore e il gusto di Luis Buñuel. Almeno per la prima mezz’ora il film ci fa assistere, con incredibile spregiudicatezza, a situazioni farsesche trasferite nell’ambiente dei chirurghi in uniforme: non c’è tabù militarista che Altman non sembri disposto a irridere senza mezzi termini, con un umorismo nero che fa venire i brividi per la sua stretta connessione con la realtà. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti sono tuttora impegnati in una guerra asiatica e che la distanza del film dai fatti che narra è solo apparente. Purtroppo la grinta degli autori si spiana strada facendo, la fantasia ripiega sui modi ben noti del cinema comico e l'aggressività si brucia nel disordine di una struttura bozzettistica. La parodia dell’Ultima cena, desunta da Viridiana, è fuori luogo; le avventure boccaccesche dei due protagonisti ricordano le bonarie vignette di Bili Mauldin sulla seconda guerra mondiale. Sicché sorge legittimo il sospetto che M.A.S.H. sia soltanto una versione aggiornata e incattivita delle vecchie farse militari: tanto che ha potuto ottenere senza complicazioni diplomatiche il gran premio al festival di Cannes.

Ed ora tocca a me: Sinceramente m'è capitato di "conoscerlo" alla sua morte, nel senso che ieri per la prima volta ho visto un suo film, che penso abbiano mandato in onda su Rete4 in suo onore. Abbastanza bello il film, belle le crude scene e bello il modo di girare. Un bel film.


Alla prossima... ;)

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