martedì 14 novembre 2006

Qui Torino: L'equazione Picasso-Dubuffet



















20 Ottobre 2006 - 21 Gennaio 2007

Palazzo Bricherasio ospita, per la prima volta in Italia, la collezione della Fondazione Jean e Suzanne Planque: l’esposizione, curata da Florian Rodari, mette in mostra circa 100-130 opere tra dipinti e disegni dei più grandi artisti della prima metà del Novecento. La collezione, nell’eterogeneità ed insieme straordinaria coerenza delle opere, pazientemente raccolte nell’arco di cinquant’anni di vita, esprime in toto l’eccezionale qualità dello sguardo di Jean Planque e rende omaggio alle diverse sfumature della sua sensibilità. Straordinario insieme di capolavori, la collezione è meritevole di grande attenzione per l’oculatezza delle scelte operate dal collezionista e per la rara finezza di certe opere. Il pubblico avrà l’opportunità di ammirare lavori dei più importanti Maestri dell’Arte moderna (da Cézanne a Picasso, da Degas a Bonnard, da Van Gogh a Rouault, da Dubuffet a Klee) grazie ai quali potrà apprezzare l’efficacia e la profondità del linguaggio pittorico, confrontandosi con quella nuova ricerca espressiva, che rompendo con il carattere accademico imposto dalla tradizione, aprirà le porte allo sperimentalismo che caratterizzerà tutta la produzione figurativa degli anni successivi.Nel corso della sua sistematica ricognizione delle mostre nelle gallerie di maggior prestigio in Svizzera e a Parigi, alla ricerca di capolavori da acquistare per il gallerista Beyeler, Planque è riuscito a regalarsi ancora alcuni dipinti e disegni di impressionisti quali Gauguin, Van Gogh, Degas, Monet e Renoir. Lo speciale rapporto con la città di Parigi, che lo ha risvegliato all’arte, dà corpo ad un consistente nucleo di opere di artisti francesi, da Braque a Dufy, da Delaunay a Léger. Infine la collezione si arricchisce di due prestigiosi insiemi di opere di Picasso e Dubuffet, grandi amici di Jean Planque. L’aver “amato più i quadri che la vita” è una sorta di dichiarazione programmatica con cui Planque giustifica il suo approccio irrazionale e passionale all’arte. Quella stessa energia ed entusiasmo che armano il riscatto culturale di chi ha “fatto tutto da solo, partito dal nulla, senza cultura, senza mezzi economici”. Un favoloso destino che gli ha permesso di divenire, grazie soprattutto all’incontro con il grande gallerista di Basilea Ernst Beyeler, conoscitore raffinato delle opere in circolazione dei grandi maestri delle avanguardie, ma anche di conoscere e diventare amico di molti artisti. La sua, però, non è da intendersi solo come la carriera di un mercante, ma il suo è anche il destino di un collezionista animato dalla volontà di acquisire, conservare e proteggere il maggior numero di opere degli artisti più amati del tempo, ed evitare che la dimensione spirituale dell’arte sia eccessivamente contaminata da quella più materiale dell’economia di mercato. La dedizione totale ad una passione unica, la consapevolezza di aver rinunciato ad un futuro sereno per seguire l’irrazionale impulso che lo spinge a bussare alla porta delle gallerie, ad acquistare le sue prime tele, a dialogare con i più rappresentativi artisti della sua generazione, non fa altro che accrescere il fascino malinconico della figura singolare e per certi versi eccezionale di Jean Planque.

Nello specifico Picasso-Dubuffet...

Due gruppi di opere, curiosamente simmetrici, spiccano sul resto della collezione di Jean Planque. Picasso e Dubuffet sono rappresentati ciascuno da una ventina di lavori, scaglionati nel tempo – dal 1917 al 1970 per quanto riguarda Picasso, dal 1949 al 1984 per Dubuffet. Formatasi a partire dagli anni quaranta, e soprattutto dall’inizio della sua collaborazione con Beyeler, nel 1954, la collezione di Planque continuò ad arricchirsi anche dopo la fine di questo sodalizio, nel 1972, ad esempio con l’acquisizione di un Psychosite, una Mire e un Non-lieu degli ultimi anni di Dubuffet. Come giudicare l’insistenza di questo sguardo parallelo su questi due grandissimi artisti? Opposti in tutto, si direbbe se, a ben guardare, non si rivelassero, con l’aiuto delle note e dei ricordi di Jean Planque, il dialogo segretamente intessuto, i rapporti non immediatamente visibili che univano i due atelier, per il tramite dell’amatore a cui era concesso penetrare nell’uno (a volte) come nell’altro (molto spesso).Il suo rapporto con Dubuffet, che conosce e che contribuisce a far “scoprire” verso la metà degli anni cinquanta e con cui stabilirà ben presto un profondo legame di amicizia, è tuttavia diverso, sin dall’inizio, da quello con Picasso, che accorda (dopo il 1960) alla sua estrema sincerità il raro privilegio di alcune lunghe conversazioni nel suo atelier, davanti alle sue opere. In entrambi i casi, scatta immediatamente la molla della fascinazione, del coinvolgimento.

Alla prossima... ;)

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Prima o poi qualcosa a Bari la terranno, dai. Intanto, sei andato a vedere Picasso?

mercoledì, 15 novembre, 2006 
Blogger Sordido1981 said...

Macchè :( Nessuno ben disposto...

mercoledì, 15 novembre, 2006 

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