giovedì 18 gennaio 2007

Non ho sonno













Regia:Dario Argento

Cast: Rossella Falk, Stefano Dionisi, Chiara Caselli, Gabriele Lavia, Max von Sydow, Paolo Maria Scalondro, Roberto Zibetti, Elisabetta Rocchetti, Massimo Sarchielli, Renato Liprandi, Roberto Accornero, Alessandra Comerio, Barbara Mautino, Luca Fagioli, Barbara Lerici

Genere Giallo

Durata:118 minuti

Produzione: Italia

Anno:2000

Trama: La luce si spegne, parte la musica ossessiva, nell'ombra si materializza una sagoma, c'è una scala, c'è una porta, e schizza il sangue. È il rituale, eterno, di Dario Argento, rituale furbo e funzionale che qui si ripete una quindicina di volte. Si parte da tre amici adolescenti, siamo a Torino nel 1983. I ragazzi sono appassionati di filastrocche sugli animali. È lo spunto per il primo omicidio (della madre di uno dei tre) e di tutti gli altri che avvengono nel 2000. Il sospettato era un nano. Ogni vittima muore (sempre in modo agghiacciante) nel segno di un animaletto ritagliato nella carta: accanto alla testa, recisa, di una ballerina vestita da cigno l'assassino lascia un cigno, eccetera. Catarsi finale. Storia complicatissima col rito della morte troppo frequente. Certo, funziona, ma un po' a buon mercato.

Lietta Tornabuoni (La Stampa)
Donne straziate a morte: con la gola sfondata da un corno inglese, con la faccia sfracellata picchiandola contro un muro, con la testa mozzata, affogate nella vasca d'un lavatoio. Sangue, dappertutto. Un nano scrittore di romanzi gialli. Uccisioni 1983, troppo simili ad altre uccisioni 2000. Un omicidio con una penna stilografica, infitta nella tempia. Le unghie lunghe laccate di scuro della mano d'una ragazza ammazzata, strappate via con violenza sino a far sanguinare i polpastrelli, così da non poter conservare alcun lembo di pelle per l'identificazione del Dna. Un bambino cattivo. Il dolore delle case disabitate. Una bara vuota. Dalla strada, la polizia spara contro un ragazzo che dà le spalle alla finestra del primo piano, e gli spappola il capo. Nel nuovo film di Dario Argento, il cui titolo Nonhosonno dev'essere scritto tutto attaccato come in un indirizzo elettronico, ci sono brani bellissimi: un treno vuoto che corre nella notte, mentre dall'esterno s'intravede una figura femminile in fuga; il modo incespicante, sconnesso delle ragazze che camminano, quasi si precipitano impaurite nell'oscurità; una casa torinese come un parallelepipedo ocra del mistero, e le strade spopolate, le villette in abbandono, i quartieri soli della città più razionale e più irrazionale d'Italia (il film è stato girato a Torino). Poi ci sono tutti gli espedienti dello spavento tipici del regista e dell'horror: le lame lucenti di armi da taglio, inquadrature in cui le immagini si sovrappongono e s'intersecano, voci dal buio che invocano il nome della vittima destinata, canzoncine, enigmatico soffiare, rumori agghiaccianti, promesse (“Troverò chi ha ucciso tua madre, dovessi metterci tutta la vita”). C’è un finale insensato, un colpevole impossibile: pazienza. Ci sono stimati attori teatrali: Rossella Falk, Gabriele Lavia. Ci sono scene (l'omicidio di una prostituta, Lavia che si finge colpevole) quasi identiche a scene di Tenebre (1983) o di Profondo rosso (1975): il regista non lascia l'horror per andare verso il giallo, semplicemente torna a se stesso. Questo dà a Nonhosonno un'aria già vista, antiquata; la musica enfatica e primaria dei Goblin contribuisce a un'impressione di obsolescenza. A Torino, dove nel 1983 erano stati commessi una serie di atroci delitti di cui non s'era trovato il colpevole, gli ammazzamenti ricominciano. Indaga Paolo Maria Scalondro, poliziotto aggiornato, elettronico. Indaga pure Max von Sydow, poliziotto in pensione che ha perduto la memoria e il sonno, che lavora per riflessione (quando non dorme, pensa) e per intuito, che si fa aiutare da Stefano Dionisi, figlio d'una vittima del 1983: insieme scoprono una filastrocca infantile che l'assassino mette in pratica con esattezza paranoide... Tra gli attori, sono stati molto ben scelti Roberto Zibetti, visto in Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, e Paolo Maria Scalondro, visto di recente alla tv in Distretto di polizia: le facce di tutt'e due hanno una eloquenza, un carattere che basta a svelare i rispettivi personaggi.

Ed ora tocca a me: Sinceramente l'avevo già visto, avevo tralsciato alcuni dettagli, quando l'ho rivisto m'è piaciuto ancor di più.Molto bello!

Alla prossima... ;)

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